Per motivi non solamente turistici mi sono recata ad Alexandria, nel nord
Egitto, dove ho trascorso una decina di giorni. Ho visitato la nuova biblioteca
completamente informatizzata, fondata...
...sulle ceneri della ben più antica e famosa
andata distrutta in un incendio intorno all'anno 400, e un paio di Moschee, la
residenza estiva del re Faruk con i bellissimi giardini e il Forte di Quaitbay,
costruito nel 1480 al posto del mitico Faro.
Per il resto Alexandria è particolare per come è fatta: centinaia di palazzi
alti mediamente 10 piani lungo una 'corniche' di 20 km. sul mare.
Tra i palazzi e la spiaggia si snodano due strade a senso inverso , ognuna di 3
corsie. Non c'era un semaforo o un dosso che potesse far rallentare le rumorose
e caotiche auto per far passare le famigliole da un lato all'altro.
E' stato incredibile vedere bimbi di tre o quattro anni destreggiarsi tra le
auto che sfrecciavano ad altissima velocità senza avere la minima intenzione di
farli passare! Ma tant'è
. Gli egiziani, specialmente i taxisti, sono bravissimi
a guidare e a schivarsi!
Il mare poi non era certamente 'cristallino'. Forse il suo colore verde-grigio
era dovuto alla vicinanza con la foce del Nilo o per la massiccia presenza di
turismo locale. In tutte le ore del giorno e della notte, si, proprio della
notte fino alle 3, 4 del mattino, si potevano vedere centinaia di turisti locali
fare il bagno o mangiare seduti lungo la spiaggia.
A parte ciò, ho trovato molto interessante girare per le viuzze interne della
città piene di gente e negozietti che vendevano qualsiasi cosa: telefonini di
ultima generazione, abiti tipici delle donne islamiche, lingerie provocante,
banchetti di frutta dei beduini, cucine allestite sui marciapiedi dove venivano
cucinati i 'falafel' fritti o il tipico kebap.
Odori pungenti e profumi penetranti, sguardi di curiosità e interesse da parte
degli uomini egiziani alla vista di una europea non velata (ma comunque coperta)
e sguardi di invidia e complicità da parte delle donne.
Non potevo mancare una visita e una preghiera al santuario di El Alamein,
costruito dagli italiani in ricordo delle vittime della battaglia svoltasi nel
1942 durante la seconda guerra mondiale: riposano lì 4800 nostri soldati, molti
dei quali non hanno un nome. E' stata una visita molto toccante. Mi ha dato da
pensare
.
Proseguendo lungo la costa verso ovest, si passa per Marsa Matrouh. Sembra che
questo paese stia crescendo (ho visto un'edilizia indiscriminata) a favore di un
turismo prevalentemente locale. Il mare in lontananza era di uno spettacolare
colore turchese, niente a che vedere col mare di Alexandria.
Da Marsa Matrouh abbiamo persorso circa 320 km. all'interno del deserto fino a
raggiungere quello che sembra 'un miraggio' l'oasi di Siwa, antichissimo
villaggio dove si possono ancora ammirare le rovine della vecchia città 'Shali'
costruita con mattoni crudi e fango.
I Siwani parlano una lingua berbera tramandata oralmente e vivono come cent'anni
fa. I bimbi, anche molto piccoli, sono in grado di guidare un carretto trainato
da un asino. Le donne possono uscire solo accompagnate da un maschio della
famiglia, anche un bambino, e con il viso coperto da un velo nero.
Il confine nord dell'oasi è caratterizzato da scarpate rocciose e rilievi conici
tramite cui il piatto altipiano sassoso che si estende da Marsa Matrouh verso
sud declina improvvisamente nella depressione verde dell'oasi. Il confine sud è
invece determinato dalla distesa di dune sabbiose che si estende verso il Gilf
Kebir e la Libia e costituisce l'inizio del Gran Mare di Sabbia del Sahara.
Ma il più bel ricordo che mi rimarrà di questa vacanza è l'aver camminato nel
deserto. Quello che si vede nei documentari alla televisione, quello con le dune
e la sabbia soffice. Che meraviglia! Ho avuto la fortuna di visitarlo solamente
con mio marito, la nostra guida e l'autista della jeep, nessun altro.
Ci siamo addentrati per qualche chilometro e, spento il motore della macchina,
potevamo sentire solo il lieve rumore del vento. Mi sono distesa sulla cima di
una duna ad osservare i granelli di sabbia che rotolavano sollevati dalle folate
d'aria. Incredibile! Erano le 9 di mattina e ancora si potevano vedere i
contrasti delle ombre tra le dune. Mi sentivo piccola piccola in mezzo a quella
vastità!
Che dire, è stata una vacanza diversa dal solito, niente mare, tintarella,
cocktail alcolici e musica rock ma
.. natura, cultura, tradizioni, popolazione,
tanto thè e canti dei muezzin che chiamavano i fedeli alla preghiera.
Spero di essere riuscita a trasmettervi almeno un pochino delle emozioni che ho
provato; per questo Vi suggerisco di andarci se vi interessa conoscere una parte
di mondo così diverso da quello in cui viviamo noi.
Ciao a tutti. Rosa
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