Dopo
Namibia e Botswana completiamo il trittico con lo Zambia. Questa volta scegliamo
un soggiorno stanziale nel South Luangwa, il parco più bello di questo paese.
Scendiamo al Wildlife Camp...
... di proprietà del WCS - Wildlife Conservation Society, la
famosa società americana per la conservazione della fauna selvatica. Ci
assegnano uno chalet molto semplice e spartano, con ampie fessure perimetrali
sotto il tetto, da cui penetrano in nostra assenza delle scimmiette che seminano
il disordine dovunque.
Restiamo subito colpiti dalla bellezza della natura e dall'estrema simpatia e
affabilità della gente. Siamo qui per fare una scorpacciata di safari, diurni e
notturni, a bordo di un fuoristrada completamente scoperto o a piedi nel bush.
Laurence e Kennedy sono le nostre espertissime guide. Quest ultimo ha
accompagnato nei safari anche il giornalista di National Geographic e la sua
foto è apparsa sulla famosa rivista.
GAME DRIVE DIURNI
Sin dalle prime battute ci rendiamo conto che la riserva, caratterizzata da
fitte boscaglie ombrose, da macchie di savana piatta giallo oro e da prati
verdissimi, é ricchissima di animali. Avvistiamo gemsbok, sciacalli, ghepardi,
springbok, zebre, kudu, impala, eland. Ci impressiona una enorme mandria di
bufali che conta più di mille capi.La vasta massa scura si muove di corsa,
scuotendo la terra come il terremoto. Chiediamo del licaone. La guida annuisce
per confermarne l'esistenza, ma ci avverte che i pochi esemplari rimasti sono
migrati nel parco del Kafue i primi di maggio.
In compenso ammiriamo la bellissima giraffa di Thornicroft, dal manto leopardato,
che vive soltanto in questo parco. Il South Luangwa ospita una delle maggiori
popolazioni di elefanti di tutta l'Africa, che, di recente, si é ulteriormente
arricchita di qualche migliaio di capi provenienti dallo Zimbawe, dopo il
massiccio esodo dovuto alla guerra e alla caccia grossa. Nei giorni seguenti
battiamo la riserva in lungo e in largo. Felici per i nuovi, interessanti
avvistamenti. Tra cui vari leoni, in tempi diversi. Ne sorprendiamo addirittura
una coppia che pasteggia tranquilla su una balza in riva ad un ruscello. I due
felini divorano le interiora di un kudu di grossa taglia. Ultimato lo spuntino,
il monarca azzanna la preda sul collo e la trascina con forza su per un dirupo
per nasconderla.Teme l'assalto delle iene.
Altri leoni dormono profondamente, spaparazzati a terra. Non ci degnano neppure
di uno sguardo. Poi con qualche rischio scoviamo una leonessa, infrattata
nell'erba alta, all'ombra di un albero che custodisce e protegge il suo
cucciolo, molto minuto. La nostra presenza non le è gradita. Infatti si alza, va
avanti e indietro, digrigna i denti, sbuffa. Messaggio ricevuto: andiamo via
subito. E' meglio togliere il disturbo. Non si sa mai.
Proprio in questa zona nel 1991 fu abbattuto un leone che aveva ucciso sei
persone.
Di tanto in tanto ci fermiamo sulle sponde a dirupo del grande fiume che scorre
lento. In acqua si susseguono grandi colonie di ippopotami. Anche i coccodrilli
sono molto numerosi. Notiamo antilopi d'acqua, puku, facoceri, babbuini.E altre
due specie endemiche come lo gnu Cookson e la zebra Crawshay presenti soltanto
qui. Accompagnati da una guida e da un ranger armato, partecipiamo anche ad
alcuni safari a piedi, sperimentati per la prima volta in Africa, più di mezzo
secolo fa, proprio in questi luoghi, dal leggendario naturalista Normann Carr.
E' un'esperienza davvero speciale. Un contatto diretto con la natura selvaggia.
La vista degli animali avviene a distanza. Zebre, impala, giraffe avvertono
subito la nostra presenza e fuggono via. Un elefante, invece, resta sul posto,
permettendoci di avvicinarci sino ad una cinquantina di metri. Nella boscaglia
transita una mandria di bufali. Sono vicinissimi. Il ranger, imbracciando il
fucile, ci impone lo stop e il più assoluto silenzio. Incombe un reale pericolo.
Poi riprendiamo la marcia in fila indiana. Sostiamo per osservare gli escrementi
della iena. Stupefatti scopriamo che sono solidi e bianchissimi. Proprio come il
carbonato di calcio di cui sono composte le ossa, i denti, le corna, le unghie
delle prede, finemente macinati e ingeriti da questo formidabile tritatutto.
Di giorno non registriamo altre sorprese, salvo un mio personalissimo scoop.
Luciana ed io siamo seduti a tavola per il pranzo, quando un simpatico
inserviente mi sollecita a fissare un punto del fiume. A un centinaio di metri
di distanza. Inforco il binocolo e scopro una scena terrificante. Un manipolo di
coccodrilli sta letteralmente spolpando un ippopotamo, con morsi furiosi e
rapidissime rotazioni. Un assalto senza tregua. Mi armo di telecamera e corro
sul posto. Arrivo tutto trafelato sotto il sole cocente, ansioso di impadronirmi
di questo eccezionale episodio. Boccone dopo boccone resta sempre meno "ciccia",
attaccata al corpo del grande ippopotamo che galleggia inerme.
Non sto certo a lesinare pellicola.
Cambio angolazioni e inquadrature, ma resto inchiodato in riva al fiume. Lungo
disteso per terra. Mi scuoto soltanto all'arrivo di due fotografi armati di veri
e propri cannoni. Uno è un fior di dilettante olandese, l'altro un noto
professionista sudafricano. Mi hanno osservato da lontano e sono subito accorsi.
Mi ringraziano della scoperta.
GAME DRIVE NOTTURNI
La prima uscita è entusiasmante. Frugare fra le tenebre in cerca di animali é
un'esperienza unica, indimenticabile. Un faro potente scandaglia il suolo e le
piante, descrivendo un vasto arco luminoso sui lati e davanti alla camionetta
scoperta. Noi indossiamo il kway per difenderci dalla frescura, pronti ad
azionare la nostra inseparabile telecamera. Il fascio di luce indugia soltanto
quando scopre qualcosa che si muove o il luccicchio degli occhi di qualche
animale che ne rimane colpito.
Allora si ferma e lo punta. Ma non lo investe a lungo per non abbagliarlo.
Riconosciamo delle genette, alcune manguste ed una civetta zibetto, che non è un
uccello, ma un robusto viverride dal muso bianco e dal corpo maculato di nero.
In terra striscia una vipera soffiante. Nel fitto fogliame della boscaglia si
muovono addirittura un ippopotamo ed il proprio rampollo. Non appena illuminato
un facocero si dilegua. Un gruppo di elefanti non si scompone affatto e prosegue
lo spuntino notturno. Sorprendiamo anche il timido bushbuck che cerca di
nascondersi.
La luce è sufficiente per delle buone riprese. Noi trepidiamo per l'emozione.
Durante un game drive tutt'un tratto una iena ci attraversa la strada. Si
rifugia in un anfratto sul bordo della strada. Ci fermiamo. Laurence scende di
macchina, si avvicina all'animale e lo illumina direttamente sul muso. La iena
si raggomitola impaurita. Colgo l'occasione al volo.Anch'io scendo a terra e
punto la telecamera, dall'alto al basso, a non più di un metro di distanza
dall'animale, che mi fissa dritto negli occhi. Proseguo per qualche minuto,
senza nessun timore. E stato un episodio molto elettrizzante, ma anche sin
troppo imprudente.
Dopo una settimana non abbiamo ancora avvistato un leopardo, la vera, grande
attrazione di questa riserva. E dire che, secondo calcoli compiuti, ce n'é uno
ogni dieci kmq. Aspettiamo che la luna cambi e diventi piena. Allora sarà
possibile ammirare il felino.
Intanto le curiosità non mancano. La prima ce la offre una leonessa che va a
caccia, accontentandosi, però, di un topo del bambù, un grosso roditore
notturno. La grande predatrice rincorre il ratto che fugge zigzagando, lo
colpisce con una musata e lo addenta senza ucciderlo. Poi lo trasporta altrove e
lo lascia scappare. Infine lo riafferra e lo sopprime. Proprio come fanno i
gatti quando giocano con i topolini. Alla bestia bastano tre-quattro bocconi per
divorarlo. Ma per saziarsi avrebbe bisogno di ben altro.
Uno dopo l'altro osserviamo moltissimi uccelli notturni. Ricordiamo il
barbagianni, il gufo latteo e il gufo reale, la civetta nana e l'asiolo.
Finalmente la luna piena arriva e ci regala il leopardo. Anzi ce ne regala
addirittura sei. Uno o due per notte. Siamo felicissimi. Ora possiamo gustarci
del tutto questo stupendo animale. Quando beve, quando va a caccia, quando si
arrampica su una pianta, quando rincorre una preda, quando sta fermo in agguato,
quando riposa lungo disteso. E' un occasione unica osservare, spesso da vicino,
questo felino, raro, solitario ed appartato, che vive sulle piante e molto
difficile a vedersi. Davvero una gran pacchia.
Ci capita persino di rincorrere un branco di iene che fugge davanti a noi.
Riusciamo a tenerne il passo per un tratto, tra mille sobbalzi, urti e
sbattimenti. Poi dobbiamo desistere. La penultima sera facciamo bingo. Infatti
assistiamo, a distanza ravvicinatissima, al pasto di una leonessa che tiene
accanto Il proprio cucciolo, quando arriva furtiva una iena che tenta di
sottrarle il bottino. Tra i due animali si accende una lotta feroce. Nessuno dei
due molla la presa. E dire che la leonessa è molto più robusta e massiccia della
iena striata.
Alla fine desistono entrambe, avventandosi sulla carogna dell'impala, ancora
fumante, da cui strappano grossi tocchi di carne. Il leoncino miagola per la
fame e per la paura. Rabbrividiamo nel vedere che la iena, quando alza la testa
per deglutire, mostra una profonda ferita sul collo che le scopre l'esofago.
E' l'orribile marchio di una tagliola che si è riaperto e sanguina
abbondantemente.
Testo di Giuseppe Cotichini
Foto di Luciana Ciocci
www.SafarieDintorni.it
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