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Scritto da Gabriele Bomben   

Niente di meglio che un weekend lungo a zonzo per l'Europa per interrompere ogni tanto la quotidianità. La meta prescelta per quest'occasione è Budapest. All'andata ci rechiamo nella capitale ungherese in treno.



Veniamo allettati da un'offerta di Trenitalia che propone la tratta Venezia-Budapest a 29 euro, ma al momento di acquistare i biglietti (con largo anticipo, non certo il giorno prima!) guarda caso questa tariffa non è disponibile. E sì che tra Lubiana e Zagabria il treno si svuota quasi completamente, il che mi fa pensare che questi "smart prices" in realtà non siano altro che specchietti per le allodole, visto che i biglietti scontati non si trovano mai nonostante il treno sia pressoché vuoto. Comunque, pagata la tariffa intera, trascorriamo la notte in uno scomodo vagone magiaro svegliati in continuazione dalla polizia di frontiera italiana, croata, slovena ed infine ungherese oltre che dai controllori delle medesime nazionalità. Se non altro, all'alba, ci dà il benvenuto il lago Balaton che a inizio maggio appare ancora vivibile, privo com'è di quelle orde di turisti che ne disturberanno la quiete nei mesi a venire.
Arrivati a Budapest a metà mattina, decidiamo di recarci a piedi al nostro albergo, che non è in centro ma nel quartiere di Jozsefvaros, che le guide definiscono, secondo me a torto, malfamato. Mentre il centro di Budapest ci appare decisamente "occidentale", man mano che procediamo verso la periferia si inizia a respirare un po' di "vento dell'est". Decidiamo di tralasciare la visita ai monumenti principali della città (d'altronde, nessuno dei due è interessato a chiese e musei a meno che non si tratti di luoghi realmente fuori dal comune) e ci concentriamo su altri obiettivi.


Innanzitutto, il nostro hotel (Tulip Inn Millennium, con una cucina veramente ottima e attenta alle esigenze di chi, come noi, da tanti anni ha scelto il "vitto pitagorico") dista poche centinaia di metri dalla leggendaria Via Pal. Il pomeriggio è quindi dedicato alla ricerca di questa via. Ad un tratto ecco il cartello: Pal Utcà, Via Pal!!! Un'anonima strada secondaria lunga un centinaio di metri che però, di colpo, ci fa sentire un po' Boka e Nemecsek e, quindi, tornare bambini.

Ne approfittiamo per vedere anche il giardino botanico dove tanta parte del libro è ambientata e, in generale, i luoghi menzionati nel romanzo. Per me la vacanza potrebbe anche finire qui, visto che null'altro sembra interessarmi a Budapest dopo aver visto questo! Ma mi sbaglio…


Il giorno dopo decidiamo di far visita al "Parco delle statue", un'esposizione all'aperto di statue dell'epoca socialista. Il parco è a qualche chilometro dal centro città e così ricorriamo agli organizzati mezzi pubblici della capitale magiara. A tal proposito, una parentesi: finalmente troviamo una città in cui esiste una cartina con le linee dei mezzi pubblici facile da usare e non criptica come succede quasi ovunque. Andando verso il parco dobbiamo cambiare autobus alla stazione di Kelenfold, il cui edificio principale è un bellissimo esempio di architettura "working class".

Da lì un autobus della compagnia Volàn ci porta fino al parco che alla fin fine delude un po' le nostre aspettative. Celebrato dai cartelloni pubblicitari come la più grande raccolta di statue dell'epoca, in realtà in esposizione troviamo solo una cinquantina tra monumenti e targhe.

All'ingresso c'è una vecchia Trabant: posso assicurare che salirci ha un suo fascino! Decadente forse, ma pur sempre fascino.
Il pomeriggio lo passiamo in giro per Buda e isola Margarita. Non vogliamo visitare niente e, infatti, non lo facciamo. Semplicemente ci immergiamo nell'aria della città e ci abbandoniamo ad una buona quanto economica birra in un bar sul lungo-Danubio. E il weekend è già finito…
Il giorno successivo è già l'ora di tornare. Per fortuna questa volta è l'aereo a ricondurci a casa. Da Budapest a Treviso alla modica cifra di 27 euro a testa. Non male… altro che il treno! E intanto la testa è già verso un altro viaggio.

 

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