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Le vacanze di molti italiani partono dal web e tornano nel web come esperienze utili per gli altri viaggiatori. [ViaggieRelax.it]

In moto nella suggestiva Sardegna PDF Stampa E-mail
Scritto da Erika Mugnai   


Vene d'argento, pelle d'orata, occhi blu, cuore passionale, labbra saporite, come un'amante, la Sardegna vi sedurrà; rimarrete scioccati dal suo carattere accogliente e sincero, ammaliati dalle ricchezze delle miniere, dai colori della sabbia, dall'abbondanza offerta del mare, dall'esplosione dei fiori in primavera e dai forti sapori genuini.

Approdare all'alba, sull'isola del popolo Nuragico, riempie subito il cuore di colori caldi ed ospitali. Allacciate bene il casco, uscite da Olbia il sella alla vostra moto in direzione della SS125, l'antica orientale sarda. Inseguite il profumo delle mimose in fiore; vi satureranno lo spirito, risanando i polmoni dall'aria pesante di una città di porto.
Prendetevi tutto il tempo, per gustare il buon asfalto ed il bucolico panorama. Ogni chilometro cambia il fotogramma, la scenografia. Ammirate da Punta Cavallo la riserva Marina di Tavolara, toccate la sabbia bianca delle dune della Cinta e guidate lentamente la SP1 del lungo costa fino a Budoni.

Tornando sull'orientale, fate attenzione al grosso traffico di camion, spesso dietro una curva cieca, uno sportivo camionista potrebbe aver oltrepassato la linea di mezzeria.
Prima di Posada, alzate la visiera verso il cielo ed ammirate l'ostinato e crudo castello di Fava.
Divertitevi a pennellare le belle curve morbide fino a Capo Comino, dove è d'obbliga una deviazione per la magica omonima cala. Un autentico paradiso, fatto di netti colori Greci.
Date gas fino alle suggestive cave di marmo rosa di Orosei. Sostate ad ascoltare le storie narrate dagli operai. L'orientale sarda è per gran parte fatta di polveri di marmo, scarti di lavorazione dei grossi blocchi. La bellezza di un asfalto rosa, brillante al sole, s'integra perfettamente con la natura e, particolare gradito, il grip è ottimo!
I 20 km che vi separano da Dorgali, sono mozzafiato. Il mare cristallino sulla sinistra ed il massiccio di Supramonte presiede austero la valle. Imponente, calvo, pieno di storia e vite antiche.
Se, sfiorando Dorgali e Cala Gonone, scoprite cosa riservano, potreste finire la vostra vacanza qui, appagati dall'aver visto molto della bella Sardegna.

Mare & Monti

Se amate il mare, lasciate il paesaggio e l'aria montana di Supramonte percorrendo l'emozionante galleria scavata nella roccia che separa Dorgali dal golfo di Cala Gonone.
In soli 9 km di divertenti curve, la SP26 vi porterà al porto chiamato scherzosamente 'Cala Gommone'. In effetti, la quantità di gommoni noleggiabili, per godersi le tante cale raggiungibili solo dal mare, sono di gran numero superiori alle barche pubbliche. Quest'ultime, portano i turisti cala per cala, "abbandonandoli" per 30'. La barca successiva recupera il finto naufrago che non avrebbe scampo, vista la quasi totalità di assenza di sentieri per raggiungere questi paradisi. Chi invece noleggia un gomme è padrone del suo "naufragio".
Le famose Cala Luna, Cala Sisine, la grotta del Bue marino, sono mete deserte in primavera ed autunno, affollatissime e mal trattate in estate. Per gli amanti free climbing, non mancano vie suggestive a picco sul mare.
Tornate in sella, direzione, Dorgali e qualche curva prima della galleria, sulla sinistra ci sono le indicazioni per il poco suggestivo Nurage Mannu. Se avete una maxi enduro, non perdetevi questa eccitante strada sterrata. Lasciate il grazioso agriturismo Mannu sulla sinistra, sorridete alla bellezza di questa strada facendo attenzione alle capre sul greto. Ad ogni bivio, scegliete la destra, attraversate un bosco di secolari sughere dove è possibile cucinare su dei BBQ pubblici. Passata una lapide che ricorda dove sia l'orientale, varcherete la montagna e scenderete qualche tornante di ghiaia compatta fino a ritrovarvi all'altezza del km193. Una volta raggiunto l'asfalto, se girate a destra, tornerete a Dorgali.
Se al mare preferite la selvaggia Barbagia, non rinunciate al sito archeologico di Tiscali, la gola De Gorropu, la Grotta Sa Oche ed il Sifone di Su Gologone.

Ci sono 2 modi per arrivare al villaggio nuragico di Tiscali.
Il primo facilmente raggiungibile. Seguite le indicazioni da Dorgali sulla SS125 direzione Arbatax. Una piccola e sporca strada mal asfaltata, porta nella valle di Lanaittu ad un parcheggio non custodito di terra battuta. Da qui inizia una passeggiata, dove sono necessarie scorte d'acqua. In circa 2 ore, il morbido sentiero porta alla dolina collassata di Tiscali, attraversando un passaggio artificiale.
Dal parcheggio ci sono anche le indicazioni per le suggestive pareti di 300 metri della gola De Gorropu. Questa è visitabile fino ad un 1/3 della sua estensione. Dopo, troverete una ferrata dove imbraghi, corde e longe di sicurezza, sono indispensabili.
Se si possiede l'idonea attrezzatura da torrentismo, è suggestivo ascendere Su Gologone dalla vallata opposta. Si trovano le indicazioni sulla destra, sulla SS125 direzione Arbatax, una volta varcato il passo del Genna Silana.
Il secondo modo per giungere Tiscali è guidare da Dorgali, attraverso la SP 38 e la panoramica SP46 fino ad Oliena. Vi troverete sulla sinistra un cartello mal ridotto che indica Su Gologone. Seguite la pacifica piccola strada. Passate lo splendido Resort e ammirate il sorprendente sifone di Su Gologone. Qui il fiume s'inabissa per km, per riaffiorare nella grotta di Sa Oche.
In questa zona, non ci sono cartelli per una faida locale fra le frazioni di Dorgali e Oliena, quindi dovrete chiedere.
Con la moto adatta, avventuratevi per la strada di terra ferrosa che vi condurrà alla grotta di Sa Oche. Portatevi una torcia per apprezzare le concrezioni ancora vive.

Proseguendo, la strada diventa un dedalo di bivi. Se siete fortunati troverete un pastore a cui chiedere altrimenti, una volta parcheggiato, seguite una guida escursionistica o affidatevi alla guida cartacea tedesca edita da Rother. Dopo una erta camminata, prestate attenzione sulla sinistra allo stretto passaggio usato dal popolo Nuragico, per proteggersi dagli attacchi dei Barbari e Romani. Una fessura della forma di un'ostrica, facilmente serrabile con qualche sasso, è il passaggio originario per entrare a Tiscali. Questo ingegnoso sistema ha preservato il popolo dallo sterminio. Se riuscite ad arrivare da questo lato, la soddisfazione è di conquista di un popolo che ha beffato astuti guerriglieri per generazioni. Lo stesso Lino, guardiano di Tiscali, se vi vedrà arrivare dal lato "selvaggio" senza una guida locale, non vi farà pagare il biglietto d'ingresso!
Il sito, è un ammasso di sassi; con molta fantasia può ricordare un villaggio. E' suggestivo vedere una dolina collassata. Al centro, oltre a secolari alberi di mirto e ginepro, c'è un foro dove si sente scorrere il fiume, ormai inabissato da milioni di anni. Lino, ama il suo lavoro. Se i suoi racconti vi affascinano, è facile che vi inviti nella tenda dove passa le notti sorvegliando il sito dai tombaroli. Da un caffè, potreste prolungare la vostra visita, per una suggestiva notte; cucinare carne su un letto di mirto fresco, bevendo cannonau, in compagnia degli inseparabili amici di Lino, due domestiche donnole.
La coperta di stelle, il via vai dei mufloni, donnole e gufi è impagabile!
Se troppa avventura non fa parte della vostra indole, da Oliena proseguite per la SP22 attraverso la strada degli antichi vitigni di Cannonau.

Arrivate ad Orgosolo, la cui fama, non si rispecchia nei suoi ospitali e gentili abitanti. Fermatevi a chiedere informazioni ai contadini nei vigneti, è facile che v'invitino a bere un bicchiere del loro ottimo e corposo rosso. Andare a trovare Nicola Pisano ed il suo amico Cannonau.


Rosso rubino intenso con sciabolate porpora dal profumo di mirto, lentisco e ginepro. Questa è la descrizione, che un grande sommelier Francese ha dato al nettare, frutto del cannonau antico, di Nicola. Sorride a tale definizione, lui lo definisce 'il suo amico cannonau', tutto qua. Un bicchiere al giorno (forse ne ha bevuto qualcuno in più!), sostiene il suo medico, lo ha salvato dall'ictus. Un inaspettato, estroverso uomo, di grande cultura, cita Bertolt Brecht e s'infuoca davanti ai sani umani profondi ideali di vita e giustizia.
I murales, memorie di vita sociale, rendono Orgosolo famoso in tutto il mondo. Sono nati nel 1975 grazie a Francesco Del Casino, un Livornese che insegna nella scuola elementare del paese. Sono dipinti su muri, che narrano fatiche, denunce e grandi conquiste, storie di vita quotidiana, ma anche eventi politici di respiro mondiale.

All'ingresso del paese, troverete le belle donne, dai neri e suggestivi sguardi timidi, del panificio artigianale di Limpidu de Orgosolo. Non esitate ed entrate nella bottega dove impastano, cuociono e ricuociono il buonissimo pane carasau.
Se amate le curve ed il buon asfalto, godetevi lo splendido anello del Gennargentu. Attraversate il cuore segreto della Barbagia; la terra dei pastori, Re di antiche tradizioni, tenacemente custodite.
Proseguite la SP389 fino a Fonni, poi la SP389 fino a Tonara. Continuate sulla SP295 passando Artizo, Seui, Lanusei, attraverso la SP198 arriverete ad Arbatax e con la SS125 potrete tornare a Dorgali.
La strada è selvaggia, l'erosione omogenea che ha modellato gli scisti paleozoici, fanno con i suoi 1.800 metri, il Gennargentu, il tetto della Sardegna.
Se passate di qui in primavera, la montagna è avvolta dall'endemica viola corsa, dai corbezzoli, da tappeti di genziane e la fragranza penetrante dei fiori violacei del timo. Mentre pennellate e dondolate le 1.000 curve, abitate solo da animali da cortile allo stato brado, potrete avvistare coppie di aquile reali e pernici che beneficiano dell'abbondanza di mufloni, lepri, trote e l'autoctona salmandra euprotto (Euproctus platycephalus).
Se vi avventurate per questo anello di domenica, troverete i pochi distributori dei paesi, chiusi. In caso di necessità, non esitate a chiedere alla gente di onore che incontrerete. Da un ovile di pietra e ginepro, oltre ad un assaggio di formaggio affumicato, vi useranno la gentilezza di offrirvi qualche litro di benzina.

Se invece preferite non spendere tutta la vacanza a Dorgali, proseguite verso sud, sulla armoniosa SS125 fino ad Arbatax. Questo tratto ha un ottimo asfalto e guidarla è davvero un piacere. Fate attenzione ai tanti animali bradi dietro le curve. Ci sono diverse aree per cucinare su BBQ. Il primo distributore lo troverete dopo 70 km a Baunei.
Ammirate il golfo di Arbatax dalla SP198, direzione Lanusei. Attraversate il moderno paese e rimarrete sbalorditi dalla panoramicità della strada per Gairo.
Attraversate Jerzu e guidando la larga SP11 tornerete alla SS125. Qui la strada veloce diventa noiosa e poco suggestiva. In compenso in breve tempo arriverete a Muravera, mangiatevi una dozzina di ostriche, fate benzina e non perdetevi lo splendido anello ricco di curve e cantine vinicole che attraverso la SP387, collega Muravera a Niccolò Gerrei. Il paradiso degli smanettoni locali, questa strada costeggia il fiume Flumendosa ed al Nurage Corrulia, tirate una moneta per scegliere se proseguire sulla SP387 o la SP27.

Due strade emozionanti, da guidare e fotografare. La sorte potrebbe scegliere la strada di Villasalto dove al ristorante Perella, una sosta per il pranzo, è d'obbligo.
Seguite i cartelli per Dolianova, tagliate per Sinnai andando a riprendere la SS125 direzione Muravera. Man mano che la strada sale verso il Monte dei Sette Fratelli, il colore rosso delle rocce ferrose si fa più denso. Al bivio per Serpeddì, se avete delle ruote enduro stradali, non perdetevi il facile sterrato che vi porterà dai Sette Fratelli fino a Villasimius. Non ci sono indicazioni, l'istinto vi porterà verso valle, fino a Solanas.
Se la vostra è una moto da strada, non vi pentirete dell'incanto che vi aspetta. Disegnata da un serpente, la strada 'ingolata', stretta e suggestiva, è accompagnata dal boato del Rio di Cannas, in fondo alla valle. Il buon asfalto vi farà consumare le gomme fino alla spalla, fate attenzione, spesso dietro le curve, la strada è cosparsa di piccoli frammenti di roccia. L'ascesa verso il mare ed i cactus ai lati, vi preannunciano la fine di questo Farwest Sardo. Spunterete a S. Priamo, vicino al bivio per la spiaggia di San Giovanni. dove presso lo stagno di Calustrai, vedrete una piccola colonia di Fenicotteri. Andate a sud sulla SP20 passando dal vecchio carcere di Castiadas; non perdendovi la panoramica strada di Costa Rei e il suo mare, blu cobalto.
Se potete copritevi gli occhi quando arrivate a Villasimius. La selvaggia costruzione ha devastato le verdi colline. La riserva marina di Capo Carbonara, le sue splendide spiagge ed il mare, sembrano l'unica zona non deturpata dall'uomo. Un turismo responsabile, dovrebbe evitare certi posti.

Proseguendo il lungo costa. sulla SP 17, vedrete milioni di piccole cale, dove fermarvi per un bagno ristoratore. Solo un maxi enduro vi porterà fino al mare.
Giunti a Cagliari, fate attenzione alla guida sportiva e distratta dei Cagliaritani. La città vecchia, offre scorci di storia, ottimi ristoranti e suggestive location dove gustarvi un aperitivo. Godetevi il tramonto, dalla terrazza del quartiere Castello, presso il Bastione Saint Remy. Non perdetevi i molti musei e gli stagni di Molentargius e di Quartu, dove la più grande colonia di fenicotteri, risiede in modo inspiegabile. Infatti, questi apparentemente delicati volatili, si sono adattati a vivere in un habitat attraversato da una strada a grande scorrimento, dagli argini ricchi d'immondizia. Proseguendo sulla SP195, la panoramica strada, sfiora le belle spiagge della Costa del Sud, di Nora, Chia e Capo Teulada.

Guidate in direzione di Carbonia, città nata durante il ventennio di regime. Il tratto che separa Carbonia da Portovesme è terrificante. Industrie mal odoranti, soffocano la gola fino al porto d'imbarco per l'Isola di San Pietro.
Con una breve traversata, verrete ripagati della bellezza di Carloforte ed i suoi abitanti "Genovesi". Sbarcate sulla colorata cittadina e godetevi le belle strade. Non dimenticate di andare verso sud, per la SP102 fino al bivio per spiaggia della Bobba. Con un camminamento, potrete godervi le imponenti Colonne sorgere dal mare. Proseguendo da Punta Grossa, potrete vedere il Golfo di Mezzaluna e la Spiaggia della Caletta.
Se avete una moto super sportiva, non avventurarvi per il dedalo di strade senza indicazioni che collegano l'interno dell'isola, molte delle quali sterrate ed in pessime condizioni.

Tornate indietro, sfiorate le saline di Carloforte, cercate la piccola colonia di fenicotteri e proseguite per le curve della SP104. Prima del faro di Capo Sandalo, sulla destra vi colpirà la suggestiva cava di granito con cui sono stati fatti il porto e tutte le indicazioni stradali dell'isola. Rimanete sorpresi dal repentino cambio geologico dell'isola, la macchia mediterranea e le rocce multicolori levigate dal vento, lasciano spazio a graniti e lavagna. Fate una sosta a Cala Fico, una splendida, piccola sassosa baia, dominata da un imponente massiccio calcareo dove nidificano i rari falchi della regina.

Se avete voglia di avventura non perdetevi Cala Vinagra, vicino al Bacino Artificiale di nasca. Un tempo questo paradiso era abitato dai pirati, rimpiazzati nel 1978, da una comunità di Arancioni.
Il punto più alto che domina l'isola è Punta delle Oche, a nord, dove una grotta e la formazione calcarea del Pulpito, sono spettacoli naturali imperdibili.
Seguite le ginestre della SP101 fino allo stabilimento Tonnare. La struttura non è più attiva da anni. Le nuove normative sanitarie non permettono più la lavorazione del tonno sull'isola. Per questo arrivano navi fattoria, per lo più Giapponesi, che elaborano e confezionano il pesce, appena pescato.

Il bel casolare, viene usato per la preparazione delle reti prima della mattanza di maggio. Il tonno, dunque, è la specialità isolana e viene servito fresco o lavorato.
Tornando in Sardegna, rimarrete esterefatti dagli scorci offerti dall'itinerario che collega Portovesme a Fontanamare.
 

Parco Geominerario Giuseppe Dessi

Da Fontanammare, deviate per la SP82, girate per la SP 126 ed in prossimità di Iglesias, seguite la SP130 e la SP86 fino a Domusnovas. Fate una sosta alla Tomba dei Giganti e proseguite per la grotta di S. Giovanni. La strada che passa dentro la grotta, un tempo carrabile, era usata dai minatori per andare al lavoro, dal lato opposto della montagna.
Non esitate a chiedere a Letizia, nipote dell'elettricista che fece il primo impianto di illuminazione della grotta, nonché costruttore del ristorante Perd'e Cerbu, da lei gestito, tutte le informazioni sulla zona. Conosce tutte le 300 vie arrampicabili e sopra tutto, informazioni per il passaggio interdetto della grotta, alle moto.

Se decidete di non infrangere la legge, è possibile arginare la montagna, con la nuova strada che fa il giro della montagna. E' stata appena asfaltata e mostra una vallata a perdita d'occhio. La strada vi porterà all'ingresso opposto della grotta, costeggiando il fiume che, attraverso un sifone, riaffiora a valle, alimentando l'acquedotto di Cagliari.
Solo per se avete un maxi enduro, non perdetevi l'anello del Geoparco Minerario da Domusnovas fino al tempio di Antas.
Seguendo le indicazioni per l'agriturismo Perda Niedda, la strada diventa sterrata e mal messa. Incontrerete molte miniere con laverie, materiali sterili dalle forme scultoree ed ingressi murati di vecchie gallerie. Il fondo stradale è per lo più fatto da materiali di scarto fangoso (sterili) delle miniere. Se è piovuto, la strada è molto viscida. Il colore rosso del ferro, contrasta il verde del muschio del bosco dove, non è raro incontrare un'orchidea endemica, l'Ofrite del Chesterman.

La strada incantata del Parco, dedicata alle pagine del romanzo di Giuseppe Dessi (www.parcodessi.com), è stata dichiarata dall'Unesco, patrimonio dell'umanità, preservando le miniere, come opere di archeologia industriale. Vi troverete un bivio con l'asfalto, sulla destra. La strada senza uscita, sale erta con tornanti stretti dal fondo sporco, fino all'agriturismo dove è possibile dormire e mangiare, leccornie auto prodotte. Ignorando il bivio, proseguite per la strada sterrata fino al paese minerario abbandonato, ingoiato da un fitto bosco, a 600 metri di quota, di Arenas. Il grande scavo minerario, ricorda un girone Dantesco. Proseguite verso valle, incontrerete due bivi, tenete sempre la destra e raggiungerete il tempio di Antas.

Visitate il tempio Punico-Romano con Tiziana, un'esperta archeologa, delle guide escursionistiche femminili, startuno.
Tornate sulla SP126 e godetevi le stupende curve della strada di S.Angelo, la strada cult dei motociclisti locali. Nel tratto che collega Fluminimaggiore a Iglesias potete fare una sosta speleologa alle grotte di Su Mannau (www.mannau.it), Fluminimaggiore e Paradiso. Rimarrete affascinati dalla composizione di calcari e dolomie, che hanno dato origine a doline e profonde gole carsiche. Il lento stillicidio ha creato stupende concrezioni policrome di calcite e aragonite. Non perdetevi, lungo la strada, la miniera di fluorite di Su Zurfuzu. Arrivate pieni di brio ad Iglesias, ammirate le opere di archeologia industriale disseminate lungo la strada asfaltata, dalle pareti rosse di sedimenti minerari per Fontanamare.

Geoparco

Prendete la SP 86. Non potranno restarvi indifferenti gli alberi orientati al vento, le pecore al pascolo ed il mare turchese. Proseguite e rimanete colpiti dalla suggestiva miniera di Nèbida. Rilassatevi per la romantica passeggiata intorno al massiccio a picco sul mare.
Proseguite, non fermativi all'inopportuna apparenza della miniera di Masua, defraudatrice di Punta Corallo e dell'austero scoglio di Pan di Zucchero. Seguite le indicazioni per Porto Flavia dove un tempo venivano stoccati i minerali estratti nella zona ed imbarcati attraverso un avveniristica soluzione tecnica, legata ad un braccio meccanico e spediti a Livorno per la lavorazione. Per visitare questo singolare porto, nei mesi estivi è sempre aperto, altrimenti bisogna prenotare alla guide di IGEA.
Tornate sulla strada principale, ignorando i cartelli della SP83 che dichiarano essere una strada senza uscita, in direzione Buggerru. La strada oltre ad essere di una bellezza imparagonabile, è ben asfaltata ed andrebbe percorsa almeno due volte. Una per godersi le belle curve, una per ammirare il panorama.
Prima di arrivare all'enorme miniera di Buggerru, famosa purtroppo per l'eccidio del 1904, scaturito dal primo sciopero generale della storia d'Italia, fate una deviazione a Cala Domèstica.
Una nicchia di paradiso, con dune di sabbia bianca e mare incontaminato. Se avete una tenda, non resisterete dal pernottare qua. Non ci sono strutture ricettive di alcun tipo.
Guidate per lo scenario offerto dalla SP126 fino al bivio SP66 per Ingurtosu, attraversate il suggestivo paese minerario fantasma e proseguite per le dune di Piscinas.
La strada è sterrata, ma ben tenuta. Se avete la fortuna di arrivare al tramonto, potrete vedere i cervi sardi che calano dalla montagna, per abbeverarsi al fiume.

Le dune dorate, dall'aspetto desertico, punteggiate di vecchi binari e carrelli delle miniere, potrebbero apparire come una grande installazione di arte contemporanea all'aria aperta; il paesaggio rurale che sorveglia la baia, è ricco di agrumeti, vigneti ed oliveti, la spiaggia ed il mare, incontaminati e le falesie calcaree ricche di fossili di animali preistorici.
Katiuscia, esperta di storia antica e tradizioni, vi accoglierà presso il suggestivo Hotel le Dune, un tempo, vecchio magazzino di stoccaggio di piombo e zinco delle miniere limitrofe. Da qui, un pontile in legno facilitava l'imbarco dei minerali per Porto Flavia, pronti per lo smistamento.
Solo se avete una moto adatta, proseguite la strada sterrata per Gutturi, dopo 2 piccoli guadi del fiume Piscinas, ritroverete l'asfalto e l'incantevole strada di Costa Verde fino a Montevecchio.

Se avete una moto super sportiva, tornate alla sorprendete miniera di Ingurtoso e seguite le indicazioni per Montevecchio, attraverso una ben asfaltata strada panoramica. Recatevi attraverso la SP66, alle avventurose miniere di Montevecchio, appena passato il paese. Se trovate uno dei cancelli aperti, non esitate ad entrare e godetevi la stupenda fatiscenza dell'intera struttura diventata archeologia industriale. Troverete, fra il tanto fascino decadente, strutture Razionaliste e decorazioni Liberty.
Tornando qualche km indietro verso Montevecchio, prendete la SP68 per Arbus e ammirate le miniere, dalle curve a strapiombo sulla vallata.

Arbus è una piacevole sosta per acquistare un coltello a lama ricurva, arrasoias, fatto a mano da Paolo, maestro coltellinaio, detentore del guinnes dei primati e gestore del museo del coltello (www.museodelcoltello.it) ad ingresso gratuito. Un altro buon motivo per rallentare, è Mariano. Vi farà gustare l'asino nel suo ristorante, Sa Lolla.
A pochi km troverete Guspini. Fermatevi a vedere i Basalti Colonnari, rarissime formazioni geologiche simili a canne d'organo, risalenti al Pliocene. Potete anche apprezzare Neapolis, città fenicio-punica.
Proseguite per San Gavino, famosa per il suo 'oro rosso', lo zafferano, la sagra della fioritura, il carnevale, oltre alla ex fonderia, ormai opera di archeologia industriale.

Fate una sosta alle terme di Sardara per godervi l'ultima bellezza dell'isola prima di prendere la veloce SS131.
Con 250 km sarete nuovamente ad Olbia, pronti per imbarcarvi. Lascerete l'isola dove le pietre sono parole, con gli occhi pieni di fresche emozioni, ricordi di donne velate di nero, odori acri di pelli che lavorano, grifoni in planata alla ricerca di una facile preda, la decadenza del cuore tenebroso minerario fra dune sahariane, le calde e suadenti sonoritá del Jazz di Paolo Fresu, il gusto delle ostriche carnose, la percezione dell'anima selvaggia del Supramonte, i sapori ricchi di antiche tradizioni, la ricchezza di vestiti tribali e il divertimento di sagre paesane. La vera Sardegna, non è solo sulle spiagge.
 

Appunti di viaggio
 

Cosa mangiare
Molte sono le pietanze a cui non si può resistere.
Nella bottega del salumiere potete gustare lardo, prosciutto, salami, tutti accompagnati da gustosi formaggi di capra e pecora. Non può mancare il compagno fedele di tante prelibatezze, il pane.
Nei paesi di montagna, nel periodo della transumanza, il pane veniva preparato per durare per mesi. Ne potreste mangiare uno diverso per ogni giorno della vostro soggiorno.
Civraxiu, una grossa focaccia dalla crosta scura e dalla mollica corposa, condito con un filo d'olio e uno spicchio d'aglio strofinato sopra, is ladixedas, una focaccia, sa covazeda, il pane arricchito da patate, carasau o carta da musica, sottilissimo disco croccante, pistoccu, di forma rettangolare, talvolta inumidito nel brodo, guttiau, condito con olio e sale, frattau, ammorbidito nel brodo di pecora e condito con un uovo in camicia, pomodoro, cipolla e formaggi, su coccoi, dalla crosta dura e croccante e la mollica morbida e friabile, pane 'e cariga, con fichi secchi, mandorle, noci e uva sultanina ed il moddizzosu, morbido, dalla forma circolare, alto un centimetro, fatto con le patate.

I primi piatti non sono da meno. Ecco alcune prelibatezze.
Sas covazeddas de aba, pasta fresca, ottima condita con ragù di lepre, Sa supafalza, zuppa di pane raffermo, con cipolle, salsiccia e lardo a fette, Cascall o cous cous alla carlofortina, è un piatto tipico della gastronomia tabarchina, Culurgiones, ravioli di semola ripieni di pecorino, Fregola, è una pasta secca corta di semola di grano duro, Lorighittas, pasta secca di grano duro a forma di orecchino, Maccarones, pasta avvolta, rigirata sopra un fine ferretto, Malloreddus, pasta secca corta con aggiunta di zafferano, dalla forma allungata con il dorso vuoto caratterizzato da rilievi zigrinati e la Panada, un timballo di pasta sfoglia ripieno generalmente con carne d'agnello e patate o anguille e pomodori secchi.
Proseguite con i secondi e non rinunciate ad assaggiare l'asino, il bue rosso, il cinghiale, la lumaca, su porcheddu, la pecora, la capra, lo struzzo, l'aragosta, la bottarga, il gattuccio di mare, il muggine, i ricci, i frutti di mare, il tonno, Su sambene de albeghe, sanguinacci di pecora ed il S'anzone cun fenugiu, agnello in umido con finocchietti selvatici.

E per finire, le golose tentazioni.
Le "pardulas", dette anche "formagelle" e "casadinas", i dolci di Carnevale: I "cruxioneddu de mindua", noti anche come "culungioneddos de pendula", sono ravioletti dolci alle mandorle costituiti da sfoglie di pasta sfoglia, con un colore giallo paglierino, i "mustazzolèddu", dalla forma romboidale ricoperta di glassa e sferette multicolori, sapai dolci a base di sapa, un succo di fico d'india (o d'uva) cotto ed il "pani 'e saba".
Il miele è utilizzato come complemento in alcune pietanze dolciarie della tradizione isolana. I dolci chiamati "sos pinos" o seadas, vengono fritti e dopo cosparsi di miele.
Il torrone è un delizioso panetto a base di miele, albume d'uovo, scorza di limone e mandorle o noci tostate.
Tutti i pasti si accompagnano generosamente con dell'ottimo vino rosso cannonau o la leggera birra Ichnusa e si concludono con liquori che ricordano i profumi delle campagne, il mirto, l'alloro, il basilico e tutti gli altri aromi dell'Isola.

Dove mangiare e dormire
Tutte le strutture ricettive sono disponibili sul portale www.sardegnaturismo.it/servizi
Alcuni indirizzi testati e consigliati
Dorgali:
Ristorante S'udulu, (pasta fatta in casa) in corso Umberto, 20, tel.0784.95239;
Agriturismo e campeggio Nuraghe Mannu (ottima cacciagione), Tel.0784 93264, www.agriturismonuraghemannu.com

Oliena:
Resort Su Gologone, Loc. Su Gologone, Tel.0784 287512 - 287552 www.sugologone.it

Orgosolo:
Produzione e vendita vino cannonau, Cantina Vinza 'e Vera, via Gurruispa,4, tel. 0784.403039
Panificio Limpidu de Orgosolo (pane carasau),via Locoe, tel.0784.403115.

Lanusei;
Ristorante panoramico La Nuova Verace (specialità pesce), v.le Europa, 73, tel. 0782.40725

Villasalto:
Ristorante Perella, (cucina popolare), Corso Repubblica, 8, tel. 070-956298,

Cagliari:
T hotel, contemporany art hotel, Via dei Giudicati, www.thotel.it
Caffè degli Spiriti (aperitivo), Bastione Saint Remy nel quartiere Castello.
Ristorante Su Culu Infustu (ottima carta dei vini, ricette antiche in chiave moderna), via Sardegna, 49, tel. 070.655687

Portoscuso:
Ristorante Don Pedro (ostriche), Via Vespucci, 19

Carlo Forte:
Hotel Riviera, C.so Battellieri, 26, tel. 0781.854101 www.hotelriviera-carloforte.com
Ristorante A Galaia (pesce), via Don Niccolò Segni, 36, tel. 0781.854081.
Ristorante Eos dal Porticciolo (tonno), via Maggio, 2, tel. 0781.854727
La Bottega dei Sapori, (bottarga, tonno e vini), via Don N.Segni, 82, tel. 3339632618

Parco Geominerario:
Ristorante Perd'e Cerbu (specialità sarde), presso Grotte San Giovanni, tel. 0781.71914 www.perdecerbu.com
Agriturismo Perda Niedda, (cucina sarda con delizie auto prodotte) www.agriturismo-perdaniedda.com.

Piscinas:
Hotel Le Dune, tel.070.977130, www.leduneingurtosu.it

Arbus:
Ristorante sa Lolla (cavallo, capra e asino alla griglia), via Libertà, 275. Tel. 070.9754004.

Come arrivare e info utili
Ci sono molte compagnie di traghetti per arrivare in Sardegna, la più economica è la linea dei golfi ormai associata a www.moby.it.
Il periodo più suggestivo per visitare l'isola è la primavera e l'autunno. Nei mesi estivi si consiglia un itinerario lontano dalle più famose spiagge.
Il sito di riferimento per viaggiare in sardegna è www.sardegnaturismo.it.
Le luccicanti super sportive sono moto alla moda in Sardegna, sono consigliati i parcheggi custoditi per evitare di essere preda dei mal intenzionati.
I negozi chiudono alle 13 e riaprono alle 17.
Se prendete strade secondarie, non dimenticate di avere il pieno nel serbatoio.
Per visitare i centri minerari ed i siti archeologici contattate:
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. allo 0781.580990 (webtiscali.it/startuno), Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. allo 0781-491300 (www.igeaminiere.it) oppure www.sardegnadelsudovest.it.
Per ammirare dal mare Porto Flavia telefonate a Sergio al 0781-47125.
Non perdetevi le molte sagre estive, consultate il calendario su www.sardegnaturismo.it/calendario/

Articolo scritto da Erika Mugnai di Stradanova per la rivista Motociclismo
Foto: Erika Mugnai - Riccardo Vismara

 

 

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