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Tre italiani e una Panda: un'avventura di 9000 km PDF Stampa E-mail
Scritto da Ludovico de Maistre   

Un giorno di marzo è stato speciale. Aleggiava nell'aria il desiderio di un viaggio di quelli 'come si deve', in cui imparare qualcosa di nuovo......




........, senza spendere troppo, ma riportando a casa tanto.
Negli stessi giorni erano aperte le iscrizioni per l'Africa Rally, una spedizione benefica con partenza da Londra e arrivo a Limbe, in Cameroon, organizzata da The Adventurists, conosciuta società inglese che si occupa di viaggi no-limits. Per l'ambitissima gara arrivano auto da ogni parte del mondo con team cinesi, scozzesi, canadesi, australiani, neo zelandosi, inglesi e italiani. Così quel giorno con due amici, Carlo Alberto Biscaretti di Ruffia e Paolo Rignon, ho iniziato a realizzare un sogno. Ci siamo iscritti!


Regola principale per partecipare alla spedizione è usare un'auto con cilindrata massima pari a 1000cc. Da fieri torinesi abbiamo trovato, dopo settimane di ricerche assidue, una Fiat Panda 4x4 del 1987. Non era più molto in forma, ma ruggiva ancora per dirci che per lei 9000 km in Africa sarebbero stati una passeggiata. E' nata così la Taurinorum Travel Team (http://www.taurinorumtravelteam.com), squadra di viaggio sponsorizzata e sostenuta dal Taurinorum Club (http://www.taurinorumclub.com) per esplorare e conoscere il mondo con l'obiettivo di unire grandi progetti avventurosi a nobili scopi umanitari e giornalistici.

La partenza della spedizione era prevista per il 13 dicembre. Per non essere squalificati e per poter partire alla volta del Cameroon dovevamo raccogliere una somma minima da devolvere a favore del progetto benefico che ogni squadra decide di sostenere. La nostra squadra ha scelto 'Send a Cow' (http://www.sendacow.org.uk/), che promuove programmi di agricoltura sostenibile e insegna ai piccoli allevatori della zona come gestire al meglio il bestiame e le risorse alimentari. La creazione di una pagina di raccolta fondi su un noto sito inglese (http://www.justgiving.com/ttteam) e l'organizzazione di qualche grigliata tra amici sono state sufficienti per raggiungere il traguardo minimo. Anzi, siamo stati felici di averlo superato. Nel frattempo dovevamo sistemare la macchina due tagliandi completi, riparazione di qualche giunto, installazione di un placca protettiva, qualche pezzo di ricambio e tre gomme di scorta e la macchina era pronta a partire.

Per tutti questi lavori dobbiamo ringraziare gli sponsor (pochi ma buoni) che hanno creduto nella nostra impresa e che ci hanno dato un formidabile aiuto. L'itinerario è stato incerto fino all'ultimo a causa della situazione politicamente instabile in numerosi Paesi dell'Africa Sahariana e Occidentale. Il 10 dicembre, ormai pronti a partire per Londra, abbiamo ricevuto una comunicazione urgente dell'organizzazione ci diceva che la spedizione era stata cancellata su ordine dell'Head Office of Counter Terrorism in Inghilterra, che aveva ragione di ritenere che il rischio che i militanti di Al-Qaeda in Mauritania colpissero le vetture partecipanti, fosse reale e troppo elevato. Dopo una giornata di attesa snervante, ci è stata comunicata la possibilità di evitare le zone più a rischio spedendo la macchina via mare. Abbiamo ripetuto in due giorni e due notti il lavoro di organizzazione e logistica che ci aveva richiesto sei mesi; abbiamo rifatto i calcoli, ristudiato il budget, disegnato un nuovo itinerario e aggiornato tutti i nostri amici e conoscenti. Il 16 dicembre notte siamo partiti per Anversa.


Dopo 12 ore di guida imbacuccati, siamo arrivati al porto dove abbiamo passato ore a sbrigare le formalità burocratiche per spedire la macchina. Poi pullman per Bruxelles e rientro in aereo in Italia. Il 19 eravamo a Fiumicino, in attesa del volo per Algeri, da cui abbiamo poi preso la coincidenza per Dakar. L'impatto con l'Africa Occidentale è stato piuttosto impegnativo. 40 gradi con 90% di umidità, caos, mendicanti, rumore assordante, traffico e smog. Forse avevamo sottovalutato la condizione di questi Paesi, poveri e disordinati, ma che si sono poi rivelati meravigliosi. Mentre aspettavamo le valige che non erano arrivate e la macchina che navigava da qualche parte lungo la costa occidentale dell'Africa, siamo stati ospiti di Renken (http://www.renken.it), un'associazione torinese che porta avanti progetti di educazione, sanità e turismo responsabile molto impegnativi nella periferia di Dakar. Ci sono voluti quattro giorni per recuperare la macchina dalla giungla del porto; dogane, uffici, funzionari, firme, code, litigi....siamo riusciti ad effettuare lo sdoganamento il 31 gennaio intorno alle 21, quando ormai tutti gli uffici erano chiusi e i dipendenti pronti a dare il primo saluto al 2010.

Ci aspettavano 9000 chilometri attraverso l'Africa Occidentale. L'itinerario passava dal Senegal al Mali, poi in Burkina Faso e in Benin, in tutto il nord della Nigeria fino al Cameroon. Il viaggio è iniziato subito in salita, con molti posti di blocco e qualche poliziotto che ha tentato di non restituirci i documenti. Tutte lezioni che non dimenticheremo più. A fine giornata, quando era tempo di trovare una sistemazione, andavamo spesso dal capo villaggio dove ci trovavamo per chiedere il permesso di montare la tenda sul suo territorio. Molti sorrisi, qualche scambio di battute quando la lingua lo permetteva, un regalo simbolico e un contributo di qualche franco CFA (valuta dell'Africa Occidentale) e stavamo tranquilli. Nelle situazioni in cui non ci sentivamo al sicuro abbiamo montato il campo davanti alle stazioni di polizia o ai posti di blocco per essere più tranquilli. I poliziotti erano felici di averci accanto e la mattina donavamo loro un paio di spillette della Juventus, il nostro regalo in cambio della loro protezione.

Siamo stati fermati decine di volte lungo tutto il percorso, ma nella maggior parte dei casi i posti di blocco, fatti da sbarre chiodate in mezzo alla strada e presieduti da poliziotti armati fino ai denti, sono stati un'occasione per suscitare curiosità nei militari e per fare due chiacchiere con loro. Abbiamo guidato per migliaia di chilometri su piste sterrate, isolate e circondate da paesaggi mozzafiato; la gente del luogo, vedendo la macchina e il carico che portavamo, ci guardava incredula dicendo che non ce l'avremmo fatta. Nei paesi Dogon in Mali abbiamo attraversato tutta la famosa falesia riuscendo a raggiungere il Burkina Faso dopo due giorni di pista su sabbia, tra villaggi di fango e paesaggi meravigliosi. Abbiamo raggiunto l'obiettivo di consegnare una valigia piena di medicinali (10 kg tra paracetamolo, amuchina, zanzariere, garze e certotti) portati dall'Italia a un villaggio sperduto a sud di Bamako, raggiungibile solamente dopo ore di pista mangiapolvere.


Nel parco W del Burkina Faso, con una guida stupita dalla potenza della nostra piccola 4x4, abbiamo svolto un safari spettacolare e raggiunto il Point Triple dove Burkina, Benin e Niger si incrociano. La Nigeria ci ha riservato numerose sorprese. Speravamo di guidare velocemente e attraversarla tutta in tre giorni, invece ci sono volute più di 7 ore per fare i primi 80 chilometri, tra guadi, vere e proprie voragini che si sono create in anni di piogge torrenziali, posti di blocco di cacciatori di regali e collaboratori della polizia locale. In questi luoghi così sperduti e affascinanti abbiamo incontrato molte persone che non avevano mai visto un bianco. Pieni di curiosità, ci guardavano, ci fissavano, ci toccavano braccia e mani e avremmo voluto tanto sapere che cosa passava nelle loro teste. Proprio in Nigeria, a causa della pessima situazione delle strade, abbiamo avuto i primi problemi alla macchina. Una balestra posteriore ha ceduto, i differenziali hanno iniziato a perdere olio, qualche fascetta del tubo della benzina si è allentata, la frizione iniziava ad essere stanca di tutte quelle arrampicate fuoripista.


Un pregio di ogni persona che abbiamo incontrato è l'impegno che viene messo per risolvere qualsiasi tipo di problema. Con un martello, qualche vite, un flessibile e una saldatrice la balestra è stata rimessa a nuovo. Bisogna però, e questa e un'altra importante lezione che abbiamo imparato, considerare sempre il fatto che sono tutti in grado di smontare rapidamente ogni pezzo meccanico gli venga mostrato, ma diventa seriamente complicato rimontarlo. Un po' perché le Fiat non sono conosciute in questa zona d'Africa, un po' perché qualche vite o giunto, di quelli che si sono presi tante forti martellate, vengono deformati spesso irrimediabilmente. E' poi un'avventura trovare i pezzi di ricambio. Poco prima di uscire dalla Nigeria, che si è rivelato un Paese bellissimo, ma paralizzato dalla continua sensazione di essere a un passo da un colpo di Stato, dai conflitti tra cristiani e musulmani (proprio in quei giorni sono scoppiati i tumulti a Jos che hanno causato centinaia di vittime), dalla mancanza di approvvigionamento di benzina e dal conseguente sviluppo del mercato nero, siamo stati costretti a bere l'acqua dei sacchetti che si trovano in vendita nelle bancarelle lungo la strada e che ci ha causato una forte intossicazione.

Ma ci siamo ripresi in fretta, nel nostro kit medico avevamo tutto l'essenziale. Quando non si trovano bottiglie d'acqua potabile, soprattutto in zone isolate come quelle che abbiamo attraversato, si è costretti a comprare questi sacchetti di plastica pieni d'acqua che dovrebbe essere resa potabile da società di potabilizzazione che lavorano sul territorio. Si è sviluppato un terribile mercato nero e può accadere, come è accaduto a noi, che spesso l'acqua sia contaminata. Questi sacchetti sono anche la causa principale dell'invasione di rifiuti che l'Africa sta affrontando da anni. Lo smaltimento è quasi inesistente e il danno ecologico sta diventando incalcolabile. Il 17 gennaio siamo entrati in Cameroon, ma mancavano ancora 1500 chilometri a Limbe, nostra meta finale sulla costa. Ci sono voluti tre giorni interi per fare i 300 chilometri che attraversano la parte centrale del Paese; sono in terra rossa, spesso inagibili durante la stagione delle piogge e coperti da uno strato di quindici centimetri di polvere. Abbiamo concluso la spedizione il 22 gennaio completamente ricoperti di polvere, stanchi, piuttosto affamati, ma molto fieri.

Con stupore abbiamo appreso che noi e la squadra 'No Brain' di Roma, nostri compari per qualche tappa del Rally, siamo stati i primi italiani dall'invenzione del Rally nel 2008 a partecipare e ad arrivare fino alla fine. Si tratta sicuramente di un ulteriore elemento di vanto che ci porteremo dietro per tutta la vita. La Panda è stata venduta ad un'asta pubblica il giorno successivo e il ricavato è stato interamente devoluto a sostegno di diversi progetti umanitari in ogni parte del Cameroon. L'intero evento ha raccolto più di 60.000 sterline (circa 70.000 euro), devolute interamente a favore dei progetti benefici che le squadre hanno scelto di sostenere. Abbiamo finito il nostro viaggio in bellezza conquistando i 4090 metri del Monte Cameroon, la montagna più alta dell'Africa Occidentale. Così, dopo 22 giorni di guida, un totale di poco più di 9000 km, oltre 700 litri di benzina bruciati e innumerevoli scatole di sardine consumate, siamo arrivati sulla costa lavica di Limbe dove abbiamo realizzato di aver concluso con successo la nostra missione; e siamo tornati in Italia portando con noi tanto, probabilmente più di quanto avevamo previsto, dopo aver fatto un vero viaggio 'come si deve'.


BIOGRAFIA: Ludovico de Maistre è nato a Torino nel 1984. Aspirante documentarista, appassionato di fotogiornalismo, ha ottenuto, nel marzo 2010, la laurea specialistica in Giurisprudenza all'Università di Torino, seguendo il percorso di Diritto delle Pubbliche Amministrazioni e delle Organizzazioni Internazionali. L'amore per la fotografia è nato durante i suoi primi viaggi. Ha visitato più volte l'Africa, ha studiato in Nuova Zelanda, ha vissuto in Francia e in Irlanda ed ha viaggiato attraverso gli Stati Uniti, il Canada ed il Giappone. Nel 2009 ha ottenuto due diplomi di fotogiornalismo dall'agenzia fotografica Parallelozero, specializzata in reportage geografico, antropologico e in zone di conflitto.
Nel 2010 è stato foto e video reporter della Taurinorum Travel Team durante l'"Adventurists Africa Rally", una spedizione con scopi benefici da Londra al Camerun con una Fiat Panda 4x4 del 1987. Durante questo viaggio ha iniziato a documentare alcune situazioni di grande attualità, tra cui il danno ecologico causato dall'invasione della plastica nel Continente Nero e l'impatto della presidenza americana di Barack Obama sulla popolazione africana. Indirizzato al reportage geografico, ambientale e antropologico, è molto affascinato dal mondo dei nuovi Multimedia e dallo sviluppo della tecnologia 3D che ha iniziato ad approfondire. Ha fondato, insieme a Carlo Reviglio della Veneria, il sito http://www.lcphotographers.com/ in cui presenta alcuni dei suoi reportage.

Testi e foto di Ludovico de Maistre

 

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