In questo viaggio di 2800 km sono stati attraversati la Bosnia, il Montenegro, l' Albania, il Kossovo e la Serbia; lo scopo del raid era quello di ultimare le riprese del documentario :" Ultime porte dell'est ".
Il cineoperatore e fotografo
Luciano Bovina di Bologna e Alessandro Castiglioni di Milano, fotografo
professionista, sono stati i miei due compagni di viaggio; ragazzi esperti e
provati ad ogni situazione.Nelle ultime zone dell'est, dove tutto è rimasto tale
e quale e dove la gente è stanca di guerre e di miseria, c'è una ripresa, una
voglia di cambiare, di vivere un'altra vita.
La Bosnia porta ancora i segni
della guerra, case distrutte, gente che deve pensare a passare la giornata.
Il Montenegro invece è bello,
pulito e ordinato, non ci sono problemi di sorta.
E' stata però una tappa di
avvicinamento all' Albania dove davvero il tempo si è fermato.
Non c'è più il dittatore Enver
Hoxha, ma la gente stenta ancora, il paese delle aquile o meglio il paese delle
vecchie Mercedes, arranca per uscire dal tunnel; le cose da fare sono molte ma
hanno enormi potenzialità.
Mare pulito, monti, laghi, fiumi
e storia, non dimentichiamo che il popolo albanese discende dagli illirici, il
popolo più antico d' Europa.
La tappa più dura è stata da
Scutari a Kukes, verso il Kossovo: si sale sulle montagne albanesi, dove la neve
ci ha fatto compagnia per tutto il tragitto.
Inutile dire che freddo ci ha
accompagnato per tutti i giorni del viaggio e su queste montagne abbiamo trovato
anche una caserma di militari italiani. Ovviamente qui abbiamo fatto una grande
festa e abbiamo consegnato ai nostri compatrioti il vino della pace.
Il nostro contingente effettua,
in questo angolo del mondo, un lavoro di assistenza, tutela dell'ambiente e
servizio d'ordine.
Come dicevo il pezzo veramente
ad alto rischio è stato sul queste montagne albanesi, da ovest e ad est in
direzione Kossovo, si sale fino a 800 metri; le strade o meglio le piste sono
completamente ghiacciate in questo periodo dell'anno e non ci sono barriere di
protezione, un piccolo errore di guida e si vola giù per il burrone.
E' stato un viaggio stupendo sia
per i rapporti con la popolazione, che per i grandi panorami e per il lavoro
svolto: interviste e riprese al limite della sicurezza per accontentare tutti
quelli che prenderanno in visione il documentario.
L' Albania lentamente sta
cambiando: le persone che sono rimaste sono veramente disponibili e pronti all'
aiuto, il sorriso sempre sincero, gente schietta e concreta.
Certo hanno bisogno di aiuto ma
sono anche usciti da 50 anni di regime. Bisogna capirli.
Ci raccontavano che a lamentarsi
in pubblico per il pane, perché ad esempio era duro, si poteva rischiare di
essere condannati a 5 anni di campi di lavoro e con questo ho detto tutto.
Le storie che abbiamo ascoltato
sembrano facente parte di un altro mondo, purtroppo invece per loro è stata la
dura e triste realtà.Adesso però respirano, c'è un po' di anarchia, ma penso che
con il tempo riusciranno a stabilizzarsi e a costruire un mondo nuovo e
migliore.
A Puke, sulle montagne, abbiamo
fatto delle foto e delle riprese all'interno di un supermercato.
Era un lontano parente dei
nostri ipermercati ma, quando abbiamo finito il lavoro, la spesa e le cose che
avevamo comprato erano già state pagate! da chi? D' amici ci hanno detto.
Questa è l' Albania, terra di
contrasti, di grande risorse e di grande ospitalità.
Sulla via del ritorno abbiamo
attraversato il Kossovo, completamente blindato dalla polizia: ifor, onu, ksfor,
ecc.
C'erano più posti di polizia che
abitanti ma ai confini, sia in entrata che in uscita dal paese, non c'era
nessuno, ed è stato bello
sentirci dire: "...ma cosa ci
fate in queste posti? non avete paura? sapete che di notte è molto pericoloso? "
E' stato un viaggio nella
storia, dove ogni momento va assaporato, realtà distanti, povertà al limite, ma
grande dignità e voglia di
vivere.... cosa insegna? Che
purtroppo non è solo colpa di un popolo se la situazione è tale, ma bisogna
risolvere il problema alla radice, capire i perché e le varie fasi della storia;
Sarà vero, anzi è verissimo, ma
visitare posti dove il turismo non esiste è molto stimolante e interessante, i
posti più spigolosi, più duri, più pericolosi, sono molto più veri, più genuini
di quelli che offrono souvenir al turista!!
Noi rispondevamo che era tutto
sotto controllo, che non avevamo notato niente di anomalo.
Direttamente dal racconto di
viaggio di Adalberto Buzzin nei Balcani
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