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Maldive: scoprendo gli atolli settentrionali PDF Stampa E-mail
Scritto da Andrea e AntonellaFerrari   

Il paradosso delle Maldive
Le isole delle Maldive rappresentano un paradosso particolare. L'arcipelago è visitato da migliaia di turisti all'anno, ma difficilmente uno di loro potrà affermare di aver veramente incontrato le vere Maldive o di conoscere realmente i suoi abitanti. Le isole dove vanno le orde di turisti europei sono state pensate principalmente come artificiali e totalmente dedicate all'ozio e al divertimento: nessuno si mette in contatto con la gente del posto ed anche il mare turchese ed elettrico di queste lagune ha la bellezza artificiale di alcuni grandi acquari di lusso.
Tutto è stato costruito su misura: c'è un'isola per quelli che cercano le attività sportive; una per il rilassamento totale; una per un'avventura erotico-esotica; una per tuffarsi fra gli squali che, come alcuni cani da aia che ringhiano, prima mostrano i loro denti e poi vengono più vicino per prendere il cibo. A tutto è stato dato un aspetto sano. È comunque vero che le isole dedicate a questo genere di divertimento non sono molte se paragonate al resto degli atolli delle Maldive.


Sono veramente luoghi da sogno, parchi divertimento per quelli che vogliono passare nove giorni in rilassamento guardando un mare meraviglioso con spiagge bianche ed alberi di palma che si allungano lungo la scogliera. Queste cose le sappiamo già.
Ecco perché noi vogliamo guardare le altre Maldive, quelle che sono segregate dal governo ed abitate solamente da pescatori. Quelle isole che non sono state toccate dalle comodità e dal lusso, dove il cibo è semplice e dove non esiste l'aria condizionata.
Sembra che i turisti felici del "tutto compreso" non si chiedano mai come vivono i nativi quando non lavorano come camerieri, dove crescono i loro bambini, dove e come vivono le loro famiglie quando le ultime luci del villaggio sono spente, quello che si nasconde dietro quella linea di cobalto blu all'orizzonte, al di sopra del confine della scogliera di barriera, rassicurante ed immaginario. Oggi infatti la reazione della maggior parte delle persone ad un viaggio alle Maldive non è molto più di un'alzata di spalle o di un debole sorriso, specialmente fra i viaggiatori esperti: come se questa decisione rappresentasse una cattiva scelta, causata da mali e dolori o una precoce senilità.


Una sorpresa piacevole
Che peccato! Se vengono vissute senza preconcetti e con un po' di immaginazione, le Maldive hanno molto da offrire anche a quelli che hanno girato per il mondo. Il primo indizio si palesa arrivando al mercato del pesce di Male, la capitale della Repubblica islamica: una visita al mercato del pesce dovrebbe sempre venire prima, per giudicare una località balneare.
Qui noi scopriremmo che i pesci delle Maldive non sono soltanto quelli piccoli, multicolori che siamo abituati a vedere negli acquari ma possono anche incutere molto spavento: enormi tonni ammucchiati sotto forma di lattine iridescenti, montagne di mostruosi pesci vela, moltissimi pesci spada insanguinati, sgrombi tirati a lucido, oleose torpedini, ed enormi barracuda dalla grande bocca.


Al di sopra del mercato c'è la taverna del porto, un luogo che potrebbe essere paragonato ad alcune delle migliori locande di Indiana Jones. Qui c'è un carosello di noci di cocco unte e zuppe di pesce, misteriosi curry in stile Sri-Lanka, palle di mas incredibilmente speziate per la gioia del viaggiatore in cerca di avventura. Mas (la parola significa semplicemente pesce) è un filetto di tonno, prima lasciato sanguinare, poi asciugato al sole e infine affumicato: assomiglia a una vecchia scarpa sia al tatto sia alla vista ma ha il sapore di un nobile baccalà.

Dopo avere visitato la taverna, l'interesse per il luogo aumenta nonostante quello che i depliant possono implicare. Questo sentimento diventa più forte quando tentiamo di abbordare il volo nazionale per l'atollo di Haa-Dhaalu, l'ultimo bastione all'estremo nord dell'arcipelago, a solo un'ora di barca dal confine col Lakshadweep dell'India: tutti, personale dell'aeroporto compreso, si agitano per convincerci che abbiamo scelto la destinazione sbagliata. Naturalmente noi non vogliamo andare là? È vero che fino a pochi anni fa l'intera regione a nord tra Haa-Dhaalu, Raa e gli atolli di Baa era proibita ai turisti stranieri.

Per quasi duecento miglia è solo una catena di isolette abbandonate una dopo l'altra, scogliere inesplorate, reliquie buddiste e misteriose, relitti dimenticati e arrugginiti e villaggi di pescatori dove probabilmente nessun Occidentale ha mai messo piede. Noi visiteremo queste isole durante due settimane di navigazione su una barca che ritorna a Male da nord a sud: saremo i primi subacquei che visitano questa area enorme e remota. Per molti anni abbiamo evitato questo arcipelago terribilmente bello, poichè temevamo l'atmosfera festaiola dei villaggi turistici, difendendo la nostra teoria sulla corruzione della cultura locale, resa schiava dal culto delle mance e dalla servilità.


Luce ed ombra nell'arcipelago
Naturalmente durante le nostre immersioni siamo stati fortunati. Abbiamo incontrato enormi trigoni e persino delfini, riluttanti abitanti delle profondità che molte volte in passato ci avevano delusi; molti squali (dai grandi e sonnolenti squali nutrice ai grigi e nervosi squali di scogliera, dai sinuosi codabianca agli enormi squali seta, che assomigliavano ad un vampiro che infestava l'oscurità di un canyon sommerso); gigantesche cernie, serpenti di mare che assomigliavano di più a collane di perle che a rettili velenosi; enormi trigoni marmo color piombo e murene leopardate.



 Dalla remota scogliera di corallo di Hanimadhoo Faru abbiamo navigato verso sud, i primi subacquei ad esplorare il relitto di Filladhoo del 19 mo secolo, il passaggio di Diddhoo, le scogliere di Dekumandhoo, la bella scogliera di Ettinghili e molte altre località intatte ed alla fine Horubadhoo Tilla, ora molto vicina alle profondità ben note degli atolli centrali. Abbiamo avuto il privilegio di camminare al tramonto su spiagge deserte ed intatte, di essere ricevuti con decorosa riluttanza dai capi villaggio che non avevano mai visto prima un viaggiatore occidentale, di incontrare uomini che ci diedero il benvenuto con in mano il Quran e che con sospetto hanno rifiutato di farsi riprendere dai fotografi. Ma fra una bellezza così semplice abbiamo anche fatto la conoscenza del vero Signore delle Maldive, l'oscuro mare arabo con il suo continuo e incessante flusso oceanico che è rimasto con noi per molte ore di navigazione. Ed un giorno, in un villaggio corallino pulito ed ordinato, all'ombra di alberi da cocco circondati da uno sciame di bambini sorridenti, abbiamo anche incontrato l'ombra scura del vaiolo, che anche oggi (anche se sempre più raramente) fa vittime su queste Isole, così difficili e così belle. Isole più aspre, più straordinarie e più intense di quanto avremmo mai immaginato.

 

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