Il 28 giugno 2007, nelle acque antistanti il porto di
Torre Vado (Le), a circa 800 metri dalla costa, è affondato un cargo battente
bandiera turca di 65 metri di lunghezza che trasportava bobine di ferro filato.
La Capitaneria di Porto Gallipoli e tutti gli organi competenti si sono
adoperati in maniera eccellente nella rimozione immediata del carburante e delle
batterie della nave. La messa in sicurezza della nave è stata completata tramite
il taglio dell'albero che, posizionato a solo 80 cm dalla superficie dell'acqua,
avrebbe potuto creare problemi per la navigazione. La nave giace in perfetto
assetto di navigazione su un fondale di circa 22 mt. con il ponte a soli 12
metri di profondità.
Lo Staff del Diving & Service, con l'aiuto dei cittadini e del popolo subacqueo,
districandosi nell' intrecciato percorso della burocrazia italiana, si sta
adoperando per trasformare quello che poteva sembrare un possibile disastro
ambientale in un'opportunità di notevole valore economico e duratura nel tempo.
Infatti, conservare il Tevfik Captan 1 significa destinare la nave al
ripopolamento ittico e alle attività subacquee turistico-ricreative.
Basti pensare al fatto che in molti Paesi del Mondo, dove il turismo subacqueo
ha flussi consolidati, non ci si limita alla visita dei relitti esistenti, ma
attraverso la concertazione tra autorità pubbliche e operatori turistici si
procede all'affondamento di unità navali bonificate al fine di aumentare
l'attrattiva del turismo subacqueo.
Ciò avviene in Florida, alle isole Cayman, alle Maldive, alle Bermuda; si tratta
di località ricche di barriere coralline che già offrono una grande attrattiva
turistica, ciononostante la creazione di nuovi siti d'immersione attraverso
l'affondamento di nuovi relitti incontra grande favore.
Ritengo doveroso far notare che nel nostro paese dove le attrattive sottomarine
non sono tali da poterci far competere a livello turistico con i paesi sopra
citati, le immersioni sui relitti della storia contemporanea devono
rappresentare il biglietto da visita della subacquea italiana e contribuire con
il loro fascino allo sviluppo del nostro turismo subacqueo.
Affascinato dai relitti ho deciso di visitare il Tevfik Captan 1 in una
splendida domenica di fine settembre insieme ad un numeroso gruppo di amici
subacquei.
Siamo partiti come sempre all'alba da Bari per arrivare, alle ore 8.30 circa, in
località Torre Vado dove ci aspettava lo staff del Diving & Service, per
guidarci nella visita di questo splendido cargo. Dopo un veloce briefing e
quattro chiacchiere con le guide sono iniziate le operazioni di imbarco per
poter salpare alla volta del relitto. Pochi minuti di navigazione ed eccoci sul
luogo dell'immersione. L'imbarcazione si fermava per approntare l'ancoraggio
mentre il primo gruppo, di cui io facevo parte, si preparava per entrare in
acqua. Pochi minuti ed eravamo già in acqua pronti per l'esplorazione. Il primo
a scendere sono proprio io con il mio coppio Giacomo, ci diamo l'ok e giù lungo
la cima d'ormeggio che ci porta proprio sul ponte del castello di poppa dove
aspettiamo il resto del gruppo.
Ecco Francesco, la nostra guida, che dà il via all'esplorazione del relitto.
Scendiamo giù lungo la torre di poppa: il primo impatto dato dal Tevfik è quello
di una nave pronta a salpare.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/Concorso_TravelReporter/001-S/conc.JPG)
La vita sottomarina non ha avuto ancora il tempo di colonizzare questo ambiente:
gli oblò sono aperti e, guardando all'interno, si riesce a scorgere con una
buona torcia qualche dettaglio della nave.
L'esplorazione continua lungo il ponte da dove si ergono le gru che servivano
per portare il carico a bordo della nave e da dove si scorge il carico della
stessa costituito da grosse bobine di ferro filato. Notiamo di essere scortati
da un banco di ricciole (Seriola dumerili) che hanno scelto il relitto come casa
e magari come luogo di riproduzione. Arriviamo sulla prua: un'ancora è li al suo
posto, l'altra la si scorge ad una ventina di metri più giù, come se la nave
fosse ancorata. Osservato da questo punto il cargo sembra navigare proprio nella
nostra direzione per travolgerci.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/Concorso_TravelReporter/001-S/oblo.JPG)
L'escursione ci porta sull'altro lato del ponte, scendendo poi fino alla parte
più bassa del relitto dove riusciamo a vedere, completamente intatte, la pala
del timone e la grossa elica d'ottone. Terminato il giro esterno decidiamo di
penetrare all'interno del castello di poppa dove si trova la sala comando.
Entriamo, le stanze sono illuminate in alcuni tratti da una fioca luce che
riesce a filtrare dagli oblò lasciati aperti. Armati di torce riusciamo ad
illuminare a fondo i locali del battello.
Ed eccola lì la sala comando: tutta la strumentazione è al suo posto come se la
nave stesse ancora navigando. E' qui che il mio sguardo viene subito attratto
dalla macchina per scrivere del capitano con affianco i suoi appunti per il
carteggio. Sembra di rivivere i momenti in cui la nave solcava i mari prima che
si appoggiasse in una lenta discesa sui fondali al largo delle acque salentine.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/Concorso_TravelReporter/001-S/macchina%20conc.JPG)
Usciti dal cargo Francesco segnala il termine dell'immersione.
Inizia la risalita: il gruppo si porta sul tetto del castello di poppa dove è
posizionata la cima d'ormeggio e dove effettuerà la safety stop che permetterà
di ammirare ancora per pochi minuti il relitto.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/Concorso_TravelReporter/001-S/lampadina%20conc.JPG)
Trascorsi tre minuti lasciamo alle nostre spalle la sommità del cargo dove è
ancora posizionato il grosso radar.
Siamo ormai fuori dall'acqua.
Le parole esternano in ognuno di noi l'emozione, la voglia e la speranza di
poter rivedere in futuro il Tevfik Captan 1 ricco di vita e di colore.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/Concorso_TravelReporter/001-S/conc1.JPG)
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