Stanza 35 dell'Hotel Buenavista, colonia Tabacalera, delegacion Cuauhtemoc, Distrito Federal, Mexico. Due letti, un bagno-doccia e una corda tesa tra due persone...

...un uomo e una donna, nei loro rispettivi giacigli. Diversi rumori dalla strada e dagli abitanti stessi delle altre stanze; radio e viavai continuo.
Le sirene delle 'patrullas' gridano al cielo senza stelle della città più popolata del mondo.
Le pareti scrostate della stanza ricordano mappe di mille paesi con appunti di viaggio annotati a penna. C'è anche un conto, forse dei soldi rimasti, e una data: 13 marzo 2000. Chissà chi l'avrà lasciata.

I cadaveri di due asciugamani bianchi penzolano dall'attaccapanni aspettando il cambio mattutino che non avverrà mai. Tutto questo accade all'hotel Buenavista: albergo di gente da circo, prostitute, storpi e quant'altro passa per i sobborghi di Mexico City.

L'aspetto è lontanamente anni '60, curve e pochi spigoli; entrando si apre un grosso patio interno tutt'altezza chiuso da un tetto in vetro-cemento e tutto intorno le stanze: al piano terra, al centro della sala, una scultura moderna di divani in finta pelle che dovrebbe servire come 'lounge' o attesa tra un turno e l'altro di una mignotta.
Primo e secondo piano hanno un piccolo ballatoio che corre tutto intorno, con un piccolo ponte al centro di ogni piano. Ogni stanza si affaccia sul ballatoio e quindi sul patio a tutt'altezza con una porta e una finestra, per dare l'illusione che dentro ci possa entrare la luce. In verità non filtra a sufficienza neanche dal vetro-cemento del soffitto.
Diciamo che se mettessimo le sbarre a porte e finestre, sarebbe una perfetta prigione.

Malgrado ciò conserva una certa decadenza artistica che lo rende affascinante e sicuramente caratteristico. Consiglio a chiunque venga al D.F. di venirlo a visitare.