![](http://www.viaggierelax.it/immagini/varie/ParchiOvest615x200-2.jpg)
Un viaggio tra la natura, attraversando i paesaggi spettacolari e panorami
mozzafiato del celebre Ovest americano. Nevada, Utah e Arizona attirano infatti
i viaggiatori con i loro unici Canyon scavati nella roccia, i deserti pieni di
cactus, le aspre montagne e gli altopiani di rossa arenaria della Monument
Valley. Per più di 15.000 anni la regione venne abitata dai Nativi americani, ma
nel XX secolo alle tradizioni di questi popoli si sono aggiunte quelle dei
coloni spagnoli e dei pionieri anglo-americani formando una popolazione
multiculturale.
Finalmente si parte, il volo sarebbe il giorno dopo ma noi
abbiamo deciso di dormire la notte prima vicino alla Malpensa per non fare una
levataccia la mattina seguente e farsi 170 Km per andare a prendere l'aereo,
quindi destinazione Malpensa House, a 5 minuti dal terminal 1. Prendiamo il
treno per Milano centrale, incredibile incontro un amica che erano mesi che non
vedevo, facciamo il viaggio in compagnia. A Milano ci aspetta il nostro taxista
di fiducia (Max), ci accompagna nella nostra tana per stanotte dove la
proprietaria è tutta un perché, sembra uscita da un film di Dario Argento, noi
la soprannominiamo 'Bocca di Ferro'. Posate le valigie andiamo in una pizzeria
poco distante dal nome molto particolare, (il Buco del Mulo), comunque posto
tranquillo, pizza discreta e cameriere buone. Salutiamo il taxista e ce ne
andiamo a letto.
02/08-Partenza
Sveglia alle 7, per le 7.30 dobbiamo essere in aeroporto, ci passa a prendere
'Bocca di Ferro' e nella speranza che non ci uccida saliamo in macchina con lei
e via per il terminal 1. Si parte, il volo da Milano a Philadelphia è andato
benissimo, durata 9 ore, una mazzata. Si riparte, il volo da Philadelphia a
Denver è andato benissimo ma non mi è proprio passata per niente, all'aeroporto
di Milano l'addetta della Us Airways non può farci entrambi i biglietti perché
il secondo volo è operato dalla United perciò al momento di fare i biglietti a
Philadelphia il volo è full quindi si prendono i posti rimasti vuoti. Guarda
caso sono staccati, quindi 4 ore di fianco a due americane che non facevano
altro che mangiare caramelle, trafficare con il cellulare, lettore mp3, cuffie
della televisione, sono impazzito. Arrivati a Denver cominciamo a prendere le
prime fregature, dobbiamo arrivare al motel prenotato dall'Italia, circa 12
miglia di strada, prendiamo un taxi, l'autista Pakistano ci frega ben 45 $ e
comportandosi malissimo, ma ci accorgeremo che non sarà l'unico a comportarsi
male, c'è di peggio. Inoltre alla fine ci chiede la mancia, siamo stanchi e
vogliamo andare a dormire quindi non discutiamo, paghiamo, lo mandiamo a quel
paese e andiamo in stanza, ma credo che se solo una delle imprecazioni che gli
abbiamo mandato si attaccherà, il giorno dopo farà fatica ad alzarsi dal letto.
Lenta cena in un fast food con pollo fritto, patatine e una pepsi enorme, morti
andiamo a letto.
03/08 - Denver - Thermopolis (400 miglia)
Per evitare la fregatura di ieri con il taxi, decidiamo di chiamare il
Supershuttle che per la modica cifra di 32 $ dovrebbe portarci all'aeroporto per
ritirare la nostra macchina noleggiata dall'Italia. Ci tirano il pacco dicendo
che devono lavorare troppo, si presenterebbero alle 11, ma per noi è troppo
tardi, visto che dobbiamo arrivare fino a Thermopolis, 400 miles. Chiamiamo un
taxi che ci tira un altro bel pacco: non si presenta proprio, per fortuna che
siamo negli States, nella casa dei taxi per eccellenza. Ne chiamiamo un altro
che finalmente si presenta: ci mandano un taxi giallo di fuori e di dentro nel
senso che è gialla la carrozzeria ma anche l'autista. Ma dove sono i taxisti
americani??? Ecco la Dollar, prenotata grazie a enoleggioauto, quasi alla cieca.
Fanno il possibile per darci una macchina più grossa di quella che avevamo
prenotato, con più optional. Niente da fare noi vogliamo la nostra Chevrolet
Aveo. Ci dicono che non sarà adatta alla strada che dovremo percorrere, che sarà
un bidone. Niente da fare, noi vogliamo la nostra Aveo. Usciamo nel piazzale per
prendere l'auto e
colpo di scena! non la troviamo. Torniamo dentro e chiediamo
spiegazioni: incredibilmente la macchina è incidentata e quindi vuole dire che
dovranno darci un'altra auto pari alla Aveo o superiore, senza alcun supplemento
ed hanno solo una Dodge 4x4 libera. Zitti zitti prendiamo le chiavi e finalmente
partiamo con il nostro Dodge che sembra più un camper con mansarda e cantina,
per una volta il culo ci accompagna.
Usciamo dalla Dollar e imbocchiamo la Interstate 25 per Cheyenne, facciamo sosta
in un supermercato dove non crediamo ai nostri occhi: qui vendono le confezioni
di popcorn, corn chips e altre patatine in confezioni da 1 Kg, ora capisco
perchè ci sono così tanti 'large people' a piede libero. Non resistiamo e ne
compriamo anche noi.
Il paesaggio che incontriamo oggi è esagerato: praterie da paura, sembra di
essere in un film western. Però non c'è niente, lo sguardo si perde. Unici
esseri viventi le vacche, che aspettano la griglia. E dopo tanta pianura, ecco
finalmente che si entra nella riserva indiana di Wind River, che
corrisponde al Big Horn Canyon: ere geologiche da paura, una figata. Dopo
sette ore di strada portiamo a termine il compito di oggi: arrivo a Thermopolis,
400 e rotte miglia. La piccola cittadina è famosa per le sue acque puzzolenti
dall'inconfondibile odore di uovo marcio, facciamo un giro turistico nel centro
del paese e visto che abbiamo un po' di fame ci infiliamo in una bettola stile
vecchio west, poi via al Coachman Inn Motel e motel che avevo prenotato
dall'Italia, piccolo, semplice ma molto confortevole.
04/08 - Thermopolis - Yellowstone (300 miglia compreso anello sud)
Partenza ore 8:30. L'unica città degna di nota che incontriamo è Cody,
bel posto dove si respira l'aria del vecchio west (anche se le case sono in
muratura) Lo spettacolo inizia appena imboccata la valle del fiume Shoshone, la
Shoshone National Forest: il fiume si snoda tra canyon, praterie, rocce di
diversi colori, boschi di pini
un piccolo assaggio di quello che vedremo a
Yellowstone. Arrivati all'ingresso del parco compriamo dal ranger la National
Park Pass che ci permetterà di entrare nella maggior parte dei parchi che
visiteremo. Entriamo nel parco ma il tempo non promette nulla di buono. Dato che
siamo entrati dall'ingresso est ci dirigiamo subito verso Yellowstone Lake,
ora il tempo è buono e splende il sole. Il fatto è che qui a Yellowstone il
tempo è davvero imprevedibile e variabile nel corso della stessa giornata. Lo
impareremo a nostre spese. Costeggiamo il lago percorrendo l'anello inferiore
per raggiungere il nostro lodge, colpo di scena: Il nostro lodge non è dove
avevamo pensato (e cioè vicino al lago) ma dalla parte opposta! Complimenti!
Poco male andiamo ugualmente avanti per vedere Old Faithful e completare
il giro dell'anello sud, il cielo è sereno e fa caldo. Abbiamo ancora un ora
prima del prossimo getto e decidiamo per il giro dei geyser e una piccola
escursione nella foresta per fotografare uno scoiattolo che ho visto scappare su
un albero. Nel frattempo il tempo cambia e arrivano le nuvole. Mentre siamo nel
bosco un leggero venticello fa muovere i rami degli alberi, una cosa curiosa e
quasi piacevole, il vento cresce e in pochi minuti si trasforma in un mezzo
uragano, lasciamo perdere lo scoiattolo e ritorniamo velocemente sul sentiero
principale fuori dalla foresta dove il leggero venticello aveva già sradicato
diverse piante e fatte cadere guarda caso sul nostro sentiero. Niente paura,
passiamo sotto alle piante, oramai da usare per il camino, e torniamo all'Old
Faithful per la sua esibizione che inizia come al solito puntuale. Purtroppo a
causa della pioggia, del vento, del freddo, non è una grande emozione. Addio ce
ne andiamo per raggiungere il nostro lodge, il tempo è pessimo. Facciamo una
sosta ai geyser dell'Upper e Lower Basin. Fa freddo ed è buio. Il paesaggio
cambia, la Gibbon Valley è splendida: fiumi, cascate, boschi e stavolta
il tempo rimane bello con sole e caldo.
Arriviamo alla nostra cameretta: un lussuoso monolocale in una specie di
container al limite della foresta. A causa dell'uragano di oggi è saltato tutto
l'impianto elettrico del villaggio quindi siamo al buio, mangiamo e andiamo a
nanna.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-yellowstone1.jpg)
05/08 - Yellowstone (100 miglia)
Sveglia alle
boh è ancora buio e fa un freddo cane. Non saremo sotto zero?
Rantoliamo un po' nei letti, poi quando fa chiaro partiamo per il nostro tour
odierno (stanotte però accenderemo il termosifone o bruceremo le sedie). Il
programma di oggi prevede il giro dell'anello nord. Prima tappa: il canyon dello
Yellowstone, Inspiration Point. Da restare senza fiato, una veduta
favolosa dalle Lower Falls e tutto il percorso dello Yellowstone che con
il suo verde smeraldo si snoda tra pareti a strapiombo di varie tonalità di
giallo, ocra e rosa. Proseguiamo verso nord, sempre costeggiando lo Yellowstone
River con una strada panoramica che ad ogni curva regala sempre qualche cosa di
nuovo, non contiamo le soste per le foto. Seguendo il consiglio della Routard
per vedere le mandrie di animali abbandoniamo per un po' l'anello nord per
imboccare la Lamar Valley, ma non si vede ancora niente. Dopo avere percorso
svariate miglia stiamo quasi per fare dietro front, quando ci appare un intera
mandria di bisonti. Non crediamo ai nostro occhi, saranno più di un centinaio.
Foto. Ci spostiamo e nella larga prateria (il panorama è da documentario del
National Geographic, un fiume scorre nel bel mezzo di una prateria larga diverse
miglia e piena di bisonti) appare un'altra mandria, ancora più numerosa. Dopo un
ulteriore spostamento appare ancora un'altra mandria anche questa molto
numerosa. Un bisonte a cui non frega niente di noi, esce dal branco, ci punta,
ed attraversa la strada davanti a noi (che siamo a piedi fuori dall'auto) a non
più di 15 metri. Non ci eravamo accorti che alle nostre spalle, adagiato in
mezzo agli arbusti dall'altro lato della strada c'era il suo compare. Ce ne
accorgiamo solamente quando sentiamo il suo muggito mentre si alza in piedi. E
così sono in due, li vicino a noi. Che spettacolo. Visto lo show dei bisonti e
scattate valanghe di foto ci dirigiamo verso Mammuth Hot Springs. Ma il
tempo è cambiato, il sole è sparito e adesso abbiamo un acquazzone imperiale.
Non molliamo e aspettiamo in macchina mentre mangiamo due corn chips. Come ci
aspettavamo il tempo cambia e ritorna il sole e il caldo perciò usciamo dalla
Dodge 4x4 e cominciamo il nostro tour: colate bianche accecanti e vasche di
acqua termale che ribolle in pozze multicolori. E' una passeggiata piuttosto
pesante, ma ne vale la pena. Ricomincia a piovere ma speriamo che smetta alla
svelta, intanto ci avviciniamo al gran finale della giornata: le Lower
Yellowstone Falls già viste da lontano stamattina e poi le Upper. Raccogliamo le
ultime forze e scendiamo per il ripido sentiero che ci porta fino alla base
delle Lower. Sono alte 308 piedi, una portata incredibile, l'acqua è verde
smeraldo che si getta tra le rocce gialle. Possiamo andare a casa senza vedere
le Upper? Ed eccoci là, non sono grandiose come le Lower ma il fatto di arrivare
fino a toccare l'acqua è indescrivibile. Per oggi non è niente male.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-yellowstone4.jpg)
06/08- Yellowstone - Grand Teton - Teton Village (100 miglia)
Sveglia di buon mattino circondati dalla nebbia (o forse nuvole basse). Il tempo
ci ha presi proprio per i fondelli in questi giorni Yellowstone. Si parte,
stiamo per lasciare il parco tanto atteso per dirigerci verso il grand Teton, ma
Yellowstone non finisce mai di sorprenderci. Non appena usciti dal lodge ci
ritroviamo davanti alcune alci che fanno colazione, abbiamo coronato
praticamente quasi tutti i nostri desideri, abbiamo visto quasi tutti gli
animali di questo parco a parte l'orso Yoghi, che ha pensato bene di stare per i
fatti suoi. Ripartiamo e dalla foschia, come in un film, escono i bisonti,
mandrie intere, li abbiamo vicino alla macchina e ci puntano incuranti, possiamo
quasi toccarli, e pensare che ieri credevamo di avere già avuto il massimo. Dopo
uno spettacolo del genere sarà difficile trovare qualcosa di più entusiasmante.
Naturalmente l'uscita da Yellowstone subisce un considerevole ritardo e quando
entriamo a Grand Teton e, probabilmente ancora folgorati dallo spettacolo
dei bisonti, non diamo il giusto peso al parco. In effetti ci sono alcuni punti
molto belli: per esempio monti Teton che arrivano tranquillamente a 4000 mt e
che durante le belle giornate si specchiano nel Jackson Lake. Non oggi però.
Piove ancora. Con incontenibile gioia di Filippo vediamo il museo delle arti e
tradizioni indiane al Visitor Center, un evento atteso da oltre 30 anni.
Facciamo tutto il tour del parco (una quarantina di miglia in tutto), andiamo
anche ad immergere le mani nel mitico (per chi è appassionato di racconti della
frontiera) Snake River. Di animali neanche l'ombra, giusto una mandria di
bisonti in lontananza. Usciti dal parco facciamo una passeggiata nella cittadina
di Jackson Hole, dove tutto sembra rimasto ai tempi dei pionieri, tranne
auto e semafori. Molto carina, ma le cianfrusaglie nei negozi sono da film
horror. Non riusciamo proprio a comprare niente. Nei negozi di abbigliamento
tutto è 'made in China'. Ci dirigiamo verso l'Hostel X, prenotato su internet,
si trova a Teton Village una piccola stazione turistica ad una ventina di miglia
da Jackson Hole. E qui finalmente vediamo un orso. Infatti, ci accoglie una
receptionist sgustosa e culona che ci assegna, con la gentilezza di un
pachiderma, una camera tugurio che riproduce quasi fedelmente una capanna dei
cercatori d'oro di 150 anni fa. Meno male che ci dormiamo solo una notte.
Comunque camere pulite.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-yellowstone5.jpg)
07/08 - Teton Village - Panguitch (550 miglia)
Sveglia all'alba, l'orologio suona alle 6:30. Oggi ci aspetta la più lunga
traversata della storia. Diciamo addio senza rimpianti all'hostel X e alla sua
culona della reception, carichiamo le valige in macchina e partiamo. Toccheremo
tre stati, Wyoming, Idaho, Utah. Giusto un paio di soste fisiologiche e per
mangiare qualche schifezza tipica del posto. Da Wendy, per esempio, uno dei
tanti fast food, si mangia abbastanza bene, si spende poco e panini poco farciti
con salse strane. Arrivati a Panguitch ci dirigiamo subito al nostro motel,
prenotato durante il viaggio con una semplice telefonata, il Bryce Way Motel,
con stanze enormi, letti enormi, tele enorme, tutto è enorme. Stremati dal
viaggio, decidiamo di dare retta alla Routard e ci offriamo una cena presso la
Cowboy Smokehouse, una meraviglia per il palato, divoriamo un mezzo pollo ed una
bistecca alla griglia con vari contorni. Se dovessimo dare un voto alla cucina
sarebbe altissimo.
08/08 - Bryce Canyon & Kodachrome Basin (100 miglia)
La scelta di Panguitch come base di appoggio è stata azzeccatissima: poca spesa
e vicino ai parchi, è un po' la nostra filosofia. Nonostante da Bryce Canyon ci
separino solamente 20 miglia, la strada ci riserva una bella sorpresa: Red
Canyon, che come dice il titolo, è una stretta vallata di rocce rosse da paura.
Chissà che spettacolo al tramonto. Arriviamo a Bryce Canyon. Cosa si può
dire di più di quanto non sia già stato scritto? Enorme, maestoso,
mozzafiato
Bisogna vederlo. Il nostro tour inizia da Sunrise Point, prosegue a
Sunset Point e poi abbiamo la brillante idea di continuare a piedi fino a
Inspiration Point, sulla mappa viene indicato a due passi da lì. Peccato che la
cartina non evidenzi che il sentiero è completamente al sole. Peccato che non
mostri il dislivello dei due point of view. Io solito genio mi sono messo le
infradito che, per quanto comode possono essere sono sempre infradito. Peccato
che abbiamo lasciato l'acqua in macchina
A fatica arriviamo alla vista
sull'anfiteatro, favoloso
Gli altri punti ( Bryce Point, Natural Bridge,
Rainbow Point, all'estremità del parco) saranno raggiunti in macchina. Non ci
vogliamo perdere niente di Bryce e programmiamo di tornarci per il tramonto per
le foto di rito. Se c'è un punto che si chiama Sunset Point vorrà ben dire
qualche cosa. Si parte per Kodachrome Basin, siccome stiamo percorrendo la
Scenic B-way 12, dopo aver letto che si tratta di una delle strade panoramiche
più belle d'america decidiamo di percorrerla, almeno per un certo tratto, così
tanto per vedere se quello che abbiamo letto era vero o era una bufala. Tutto si
rivela verissimo, incredibile la varietà di paesaggi (canyon, gole, vallate,
boschi ecc
) che si incontrano, dopo ogni curva è sempre tutto diverso, da
provare. Ed ecco il Kodachrome Basin. Il parco è piccolissimo e il
percorso da fare in auto si esaurisce in 10 minuti, le rocce rosso fuoco mentre
le scogliere che lo circondano vanno dal bianco al rosa al marrone. La cartina
che ci danno all'ingresso mostra diversi sentieri da percorrere a piedi. Ma si
dai, facciamone uno, alla fine le cose sudate sono quelle più apprezzate.
Prendiamo il sentiero che va allo Shakespeare Arch, le sue terre rosse, la sua
vegetazione semi desertica, il percorso si inerpica lungo i fianchi di un monte
rosso che si staglia solitario nella prateria. L'impresa viene portata a termine
con lo spargimento di litri di sudore e a costo della vita, visto che ancora una
volta ho avuto la brillante idea di tenere le infradito. Ritorniamo a Bryce
Canyon, ma Sunset Point al tramonto è una bufala. Gran finale invece a Red
Canyon. Qui si che è vero west.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-BryceCanyon3.jpg)
09/08 - Panguitch - Page (160 miglia)
Sveglia con calma. La trasferta di oggi non è lunghissima circa un paio di ore
di macchina, quanto basta per vedere che qui nello Utah i limiti di velocità
vengono rispettati quanto in Italia, ne fanno le spese i poveri animali che
hanno la malaugurata idea di attraversare la strada, mai come oggi abbiamo
trovato cadaveri di animali (anche grandi, cervi, cavalli
) lungo la strada. La
ricerca del motel oggi è più complessa del solito. Puntiamo sul Motel 6 (che ha
la piscina e oggi potrebbe tornare comoda). Siamo a Page, Arizona, lo scopo
della nostra trasferta di oggi è visitare Antelope Canyon, un sito che
permetterà delle foto fantastiche, essendo una profonda fessura nella roccia
lunga quasi 200 mt e nella quale filtra la luce del sole. Nonostante Filippo sia
un indiano mancato, non ha mai avuto simpatia per i Navajo (a proposito page si
trova nella riserva indiana dei Navajo, la più grande delle riserve indiane
statunitensi e loro sono ovunque e gestiscono tutto), ma l'unico modo per vedere
Antelope Canyon è quello di affidarsi ai tour guidati con gli indiani, già si
sente puzza di inculata. Si arriva al parcheggio, chiedono 6 $ a testa solo per
parcheggiare l'auto in un recinto e ulteriori 20 $ a testa per salire sulle loro
auto che sembrano più dei carri per il bestiame. Ai turisti (molti dei quali
asiatici e perennemente sorridenti) sarà servito poco dopo un lauto pasto a base
di polvere del deserto. Come aperitivo una bella coda sotto il sole cocente,
tutti in fila prima di essere rapinati di 20 $. Quindi vedremo Antelope Canyon?
I 'gialli' si, noi no. Ringraziamo spiritualmente i Navajo e giriamo i tacchi. A
noi non va di essere presi per il culo quindi ci dirigiamo al Lake Powell anche
qui tutto gestito dai Navajo come del resto Mmotel 6, ma è pieno di imbarcazioni
da jet set, la 'Costa Smeralda d'America' e siccome non fa per noi, ci regaliamo
una mezza giornata di relax, quindi torniamo al motel e ci mettiamo in piscina.
10/08- Page - Grand Canyon north rim - La Verkin (250 miglia)
In Arizona siamo a -9 ore rispetto all'Italia mentre fino a ieri mattina in Utah
eravamo a -8. Siccome oggi torneremo in Utah perderemo subito l'ora guadagnata
ieri. Oggi è il giorno del Grand Canyon, North Rim. La strada si snoda
all'interno della riserva di quei rabbini dei Navajo che lungo le strade vendono
cianfrusaglie tutte uguali a prezzi folli e con un odore pestilenziale di made
in China, non compriamo niente. Attraversiamo la Kaibab National Forest,
dove il primo tratto è stato completamente devastato da un incendio, il secondo
ci apre il cuore, sembra di essere tornati a Yellowstone. Praterie, boschi di
pini, abeti e betulle a perdita d'occhio, pochi animali però, sarà la scarsità
d'acqua. Ed eccoci al North Rim del Grand Canyon, maestoso proprio come
ci aspettavamo. E pensare che da queste parti vengono solo una minima parte dei
turisti, che sono invece attirati dalla sponda sud molto più conosciuta e
commerciale. Il giro valeva proprio la pena. Sull'estremità del parco, con
veduta sul Grand Canyon c'è un piccolo villaggio di casette in legno con veranda
e camino in pietra in stile boscaiolo, ovviamente è per turisti con il
portafogli piuttosto gonfio, ma è di una bellezza e tranquillità unica. Tutti
vorrebbero una casetta così. Scattate le foto di rito riprendiamo la strada,
domani dobbiamo visitare Zion, la nostra meta è La Verkin, dove si trova il
Gateway Motel, trovato su internet dove dormiremo per le prossime 2 notti. Siamo
molto curiosi perché il prezzo è piuttosto basso e vogliamo vedere che razza di
topaia potrebbe essere. Stiamo cercando dormire nei posti più luridi e meno
costosi, ma non riusciamo perché anche il posto più lurido e meno costoso è
sicuramente superiore a un tre stelle qualsiasi che trovate in Italia. Infatti
arrivati al motel ci ritroviamo una stanza con due letti enormi, televisione,
frigo, aria condizionata, forno a microonde e un bagno normalissimo ma
soprattutto il tutto ben curato e pulito.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-GrandCanyon2.jpg)
11/08 - Zion National Park (40 miglia)
Il parco è visitabile solo con le navette gratuite. I visitatori, dopo aver
parcheggiato l'auto al Visitor Center, prendono i vari bus che fermano ad ogni
punto strategico del parco; ci sono 8 fermate e si può scendere e risalire
liberamente. Il canyon è formato da un'unica valle che si percorre in un senso o
nell'altro, ci rendiamo conto subito della maestosità di quello che ci sta
davanti tanto che per il resto dei nostri giorni ci ricorderemo un termine
coniato per l'occasione: infotografabile. I paesaggi sono talmente grandi che
pur con tutta la buona volontà del mondo, in ogni foto non si riesce a prendere
che dettagli e mai il paesaggio intero. Seguendo le indicazioni della Routard,
tra i numerosi sentieri scegliamo quello delle Emerald Pools, Lower, Medium e
Upper, il sentiero è panoramico, ma percorrerlo a mezzogiorno è roba da sputare
il sangue. Dopo questa entusiasmante esperienza rinunciamo a cimentarci in altri
sentieri in salita per il resto del giorno. Scendiamo a tutte le fermate che ci
permettono di arrivare anche sul greto del fiume Virgin. Arrivati al capolinea,
al Temple of Sinawava, scopriamo che c'è un altro sentiero, tutto pianeggiante
che costeggia il fiume Virgin, che è di una bellezza esagerata, in mezzo al
bosco. Tra i vari animali che incontriamo, scoiattoli, lucertole, farfalle
enormi, cervi, incontriamo anche un simpatico serpente a sonagli, sicuramente
non ce la con noi, facciamo una foto e lo lasciamo ai fatti suoi. Torniamo alla
fermata dell'autobus per rientrare al Visitor Center, riprendiamo la macchina e
quindi diriti verso il motel, facendo qualche fermata sulla strada per vedere
qualche negozio di souvenir. Purtroppo l'antifona non cambia, ci sono sempre le
solite cose, tutte uguali e made in China, disgustose. Cerco una bandiera degli
stati uniti per la mia collezione, ma non si trova.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-ZionNP1.jpg)
12/08 - La Verkin - Beatty (300 miglia)
La giornata di oggi è di puro spostamento e non prevede soste o deviazioni
particolari. Ci alziamo con calma, facciamo il bucato in una piccola lavanderia
che stava sotto il motel, tappa al supermercato per qualche provvista e si parte
verso la Interstate 15. La destinazione di oggi è Beatty, Nevada, la nostra base
di appoggio che ci permetterà domani mattina di andare alla scoperta della
Death Valley. Il viaggio prevede l'attraversamento di Las Vegas, che a prima
vista non ci sembra particolarmente incasinata, ma forse è presto per dirlo, in
ogni caso saremo qui domani. La temperatura è già molto alta, oltre 35°, e noi
pensiamo bene di fare tutto il viaggio con l'aria condizionata spenta e con i
finestrini completamente abbassati. Arriviamo a Beatty, insignificante centro
con un paio di casinò, lo sport ufficiale del Nevada, ci attende L'Exchange Club
Motel prenotato al telefono il giorno prima. Ottima scelta, ancora una volta non
sbagliamo: stanza grande, letti enormi, bagno pulito, stanza pulita, tutto
perfetto. Rimaniamo in camera qualche ora a riposare aspettando che faccia meno
caldo, poi partiamo alla scoperta di un pezzettino della Death Valley. Il
paesaggio è quanto di più ostile abbiamo mai visto prima, niente vegetazione,
niente animali, e come potrebbero, poveretti?? Il nostro assaggio comprende due
tappe, Stovepipe Wells e le Sand Dunes, la temperatura sale ulteriormente ed
arriva a 118° fahrenheit (circa 46° C). Brevi discese dall'auto, si fatica a
camminare e a respirare, stavolta abbiamo riempito l'auto di acqua qui
assolutamente indispensabile per noi, ma anche per l'auto che potrebbe
surriscaldarsi e lasciarci appiedati: vorrebbe dire cuocere come una bistecca
alla griglia. Un cartello ci informa che siamo a livello 0, cioè a livello del
mare. Ritorniamo al motel e lasciamo la seconda parte della Death Valley a
domani mattina nella speranza che ci sia meno caldo.
13/08 - Beatty - Las Vegas (200 miglia)
Ripartiamo per la Death Valley, è un vero spettacolo, arriviamo al Visitor
Center alle 8:30 del mattino, ma di fresco non se ne parla proprio, siamo già a
38° C. Prendiamo la mappa del parco e ci dirigiamo verso Badwater, il
punto più basso dell'emisfero occidentale, 85.5 mt sotto il livello del mare. Ci
concediamo una passeggiata sulla lastra di sale bianco, quello che resta del
grande lago salato, intanto la temperatura passa tranquillamente i 40° e sono
solo le 9 del mattino (sono state registrate temperature di 57° C) e il bianco
accecante del sole sul sale ne fanno un ambiente surreale e ostile:
fotografiamo, beviamo, sudiamo, e ripartiamo. Il Devil's Golf Course al centro
della valle è una distesa di sale croccante come i corn flakes. Ma è Artist
Drive che ci entusiasma, un tour tra le montagne di svariati colori dovuti alla
ricchezza di minerali di ferro (rosso, giallo, arancio), manganese (viola e
porpora) e mica (verde), uno spettacolo per gli occhi. Seguono Zabrieskie Point,
una veduta da cinema, e un gran finale a Dante's View a picco su Badwater e con
stupefacente veduta su tutta la Death Valley. Siamo stati in uno dei posti più
ostili del pianeta, un'emozione che ci porteremo dentro per il resto dei nostri
giorni. Dopo questo spettacolo per il quale dobbiamo ringraziare madre natura
per averlo creato e l'uomo per non averlo ancora contaminato, la giornata ci
riserva tutt'altro tipo di intrattenimento: Las Vegas.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-LasVegas.jpg)
Prendiamo possesso del nostro tranquillo motel 6,
ancora una volta la scelta si rivela azzeccatissima in quanto siamo vicinissimi
allo Strip, la strada con tutti i principali Casinò/Hotel. Il motel è perfetto
come al solito e con piscina per rilassarsi dopo la calura della Death Valley.
Premettiamo che non siamo due amanti del casino e della vita notturna ma
crediamo che un giro nella città della follia sia d'obbligo, anche perché credo
che un'esperienza del genere possa capitare una volta nella vita. Las Vegas è un
enorme circo, una favolosa fiera, un gigantesco luna park, il trionfo
dell'assurdo, l'esagerazione dell'effimero, dove per divertire la gente c'è
altra gente che inventa le cose più folli. Basta dire che in due ore di
passeggiata abbiamo visto mezzo mondo (New York, Roma, Parigi, Venezia ecc..),
tutto condito con milioni di luci, musiche ad effetti speciali e visivi e sonori
da urlo. La città è sempre viva, 24 ore su 24, non si ferma mai nulla, neanche i
numerosi ed enormi cantieri che stanno costruendo chissà quale follia. Una nota
di merito al Bellagio, forse tra i più normali e spettacolari casinò che abbiamo
visto, elegante, maestoso, raffinato; lo spettacolo che offre la sua fontana
ogni quarto d'ora è da premio oscar. Molto belli anche il Mirage, il Venetian,
il Luxor, e tanti altri ma con assurdità esagerate che non potranno mai
eguagliare l'eleganza del Bellagio. Torniamo al motel dopo una camminata di
circa due ore, siamo cotti.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-DeathValley2.jpg)
14/08 - Las Vegas - Williams - Grand Canyon (300 miglia)
Molliamo il regno dell'incredibile per dirigerci verso il Grand Canyon (south
rim). Le previsioni del tempo purtroppo non promettono niente di buono proprio
nella zona in cui ci stiamo dirigendo, speriamo che siano come quelle Italiane
che ci beccano una volta si e tre no. Staremo a vedere, intanto passiamo sulla
diga di Hoover che forma il Lake Mead: per la seconda volta gli
americani hanno interrotto il fiume Colorado con una mastodontica gettata di
cemento (Page - Lake Powell; Hoover - Lake Mead) creando laghi artificiali che
sono il paradiso dei turisti con la barchetta, quindi con i soldi, inoltre
queste dighe producono energia elettrica, quindi altri soldi. Entriamo in
Arizona ed il primo impatto non è un granchè, paesaggio molto arido e spoglio,
poi verso Kingman tutto cambia e diventa verde e alberato, quando arriviamo a
Williams sembra di essere in un altro pianeta, boschi di pini ovunque. Scopo di
oggi andare al Grand Canyon e trattenersi sino al tramonto. Purtroppo la sfiga è
dietro l'angolo e dopo avere imboccato la strada che da Williams porta al parco
vediamo chiaramente che sopra la nostra meta tira una brutta aria, temporali,
fulmini e probabilmente tanta acqua. Dietro front. Nel frattempo aspettando che
la tempesta si plachi cerchiamo un motel per passare la notte e ne troviamo uno
modesto con le solite ottime caratteristiche di sempre. Williams è piccola, ma
molto bella, la struttura è quella classica dei villaggi del west, tutto su una
strada, non una strada qualunque, ma la mitica mother road ovvero la route 66.
All'orizzonte intanto sembra che il diluvio si sia calmato e addirittura il sole
cerca di venire fuori, prendiamo la macchina e partiamo. Entriamo nel parco e
arrivati alle prime balconate sul canyon il paesaggio è grandioso, ma purtroppo
non riusciamo ad apprezzarlo fino in fondo. La cappa di nuvole nere sopra le
nostre teste e il sole nascosto rendono tutto molto piatto, non mi ha
soddisfatto per niente. Anche il tramonto se pur molto bello, non riesce a dare
l'idea di grandezza e la luce non da l'effetto sperato. Torniamo a casa e se
tutto va bene proveremo a tornare il mattino seguente.
15/08 - Williams - Holbrook (300 miglia)
Dopo i fulmini di ieri la giornata si presenta splendida, ci sembra giusto
andarci a riprendere quello che ci spetta e di cui siamo stati privati ieri.
Puntiamo la prua della nostra Dodge 4x4 verso il Grand Canyon e finalmente oggi
si presenta come si deve: indescrivibile, bisogna esserci, ogni aggettivo
rischia di non essere mai abbastanza. Nel nostro viaggio lo abbiamo guardato da
tutte le angolature possibili, prima al North Rim e adesso al South
Rim. Anziché riprendere la strada per Williams ci viene la brillante idea di
uscire dal parco dalla parte opposta, verso il Deserto Dipinto, scelta felice.
Il percorso ci riserva delle vedute ancora più spettacolari ed anche meno
frequentate dalla massa di turisti: Grandview Point e Desert View Point
offrono delle vedute impagabili. Il tempo sta cambiando rapidamente e volge al
peggio, abbiamo appena fatto in tempo. Puntiamo verso Flagstaff. Sulla strada
facciamo una sosta al Sunset Crater Volcano, un piccolo parco, pieno di boschi e
colate di lava antiche. Il nostro vagare randagio, ma mai a casaccio, ci porta a
Flagstaff, una città che ci fa restare senza fiato per la quantità di
verde, villette e ricchissime pinete. Puntiamo verso sud e dopo 20 miglia
raggiungiamo lo Slide Rock State Park di Sedona, da non credere, c'è un
fiume limpidissimo e con acque verde smeraldo che scivola sulle rocce rosse
formando delle piscine collegate da scivoli naturali dove persone di ogni età e
dimensioni si tuffano e si lasciano trascinare dall'acqua verso valle per poi
risalire e ricominciare. Tutto questo in uno scenario da favola, pareti rosse
ricoperte di boschi che cadono a picco su questa stretta valle; qua non c'è
bisogno di costruire piscine, ci ha già pensato madre natura e i genitori ne
approfittano portando i bambini. Riprendiamo la strada, la prossima tappa è
esclusivamente culturale, visitiamo il Meteor Crater, quello scavato da un
gigantesco meteorite precipitato circa 50.000 anni fa da queste parti. Non si
può passare di qui ignorando un simile evento astronomico e infatto di
astronomico c'è soprattutto il prezzo, questi rabbini pretendono ben 15$ per
l'ingresso, comunque paghiamo e visitiamo il cratere. Arriviamo a Holbrook e ci
gettiamo sul nostro Motel 6, non prenotato ma che ha stanze in abbondanza che ci
ospiterà per ben 2 notti; c'è pure la piscina, pulito, ordinato, cortesia ottima
e c'è pure internet per passare un po' di tempo dopo cena, infatti da queste
parti siamo piuttosto isolati e non c'è praticamente nulla.
16/08 - Petrified Forest & Painted Desert (50 miglia)
Forse le nostre maledizioni dei giorni passati hanno fatto effetto e questa
mattina il cielo è completamente libero da nuvole. Si parte per Painted Desert e
Petrified Forest, mete in cui riponiamo grandi aspettative. Il deserto dipinto
con la foresta pietrificata formano un unico parco, meriterebbero una giornata
intera per essere visti a tappeto, si potrebbero fare migliaia di foto, tanti
sono i panorami che possiamo vedere. Le colline sono di diversi colori, bianco,
viola, blu, rosse, rosa, sembra di stare in un parco divertimenti per bambini
dove tutto è colorato, non si sa neanche come fotografare un panorama del
genere, non sai dove puntare l'obbiettivo. Centinaia e centinaia di pezzi di
tronco di albero perfettamente conservati, ma completamente pietrificati sono
sparsi in diversi punti del parco, mesa blue (così chiamata per le sue alture
colorate di viola e blue) ha dell'incredibile: forse in nessun altro posto del
mondo si trova un fenomeno del genere.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-Petrified2.jpg)
Ma il punto migliore è Cristal Forest: qui i tronchi sono
vicinissimi al sentiero pedonale e sono sezionati come fette di salame, dove la
mineralizzazione che hanno subito ha conferito delle colorazioni incredibili,
uno spettacolo. Nota positiva: nessuno si china per raccogliere frammenti di
roccia, neanche il più piccolo, sarebbe un suicidio, all'uscita del parco le
macchine vengono perquisite e non vorrei essere nei panni di colui che verrà
preso con rocce in macchina. Qui le multe sono salatissime, meglio non pensarci
nemmeno. Qua le norme per la salvaguardia dell'ambiente sono severe e vengono
rispettate, non ci sono cartacce in terra, i rifiuti lungo le strade non
esistono; forse si tratta semplicemente di educazione e di un minimo di senso
civico e rispetto per l'ambiente in cui si vive, cosa che a noi Italiani manca.
Usciamo dal parco pienamente soddisfatti e la prossima meta dovrebbe essere la
piscina del motel per fare una mezza giornata con il culo giù dalla macchina e
riposare un pochino. Invece no. Filippo vuole andare a vedere la riserva degli
Indiani Apache, io capisco, lo comprendo, non sarei molto d'accordo, ma andiamo
lo stesso, qui si passa una sola volta nella vita. La riserva dista 80 miglia,
il che non è poco, ma dopo 50 miglia di strada pacco, limite dei 55 miglia, il
tempo peggiora proprio nella direzione in cui stiamo andando. Torniamo indietro
e niente Apache. Nota personale: sulla strada incontriamo indiani completamente
'andati', ubriachi e sporchi. Uno spettacolo poco edificante. Tra l'altro i
pochi indiani con cui abbiamo avuto a che fare hanno provato a mettercelo in
quel posto, cortesi come un pitbull e mai un sorriso. Ritornati al motel, ci
mettiamo in piscina, due minuti di sole poi arriva l'apocalisse: una tempesta di
sabbia mai vista prima, sembra di essere in riva al Po nelle giornate di
novembre quando la nebbia oscura tutto con la differenza che la sabbia non si
gode per niente. Quindi in stanza per un po' di tv spazzatura americana, ne
hanno davvero tanta.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-PaintedDesert2.jpg)
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-PaintedDesert3.jpg)
17/08 - Holbrook - Cortez (400 miglia)
Veloce spesa in un supermercato di Chinle, dove siamo gli unici nomadi bianchi,
circondati dagli indiani. Oggi passeremo tutta la giornata nella riserva
Navajo. Canyon de Chelly è una gran bella sorpresa, il parco si visita
stando in macchina, quindi niente sentieri, solo qualche passo per arrivare alle
balconate del canyon. Il percorso è formato da due strade che partono da un
unico punto e divergono formando una V, noi scegliamo il percorso a sud, con un
po' di fortuna perchè scopriremo che è il più bello. Dall'alto di scogliere di
200 mt si vede il fondo del canyon , di un verde abbagliante che contrasta con
il marrone delle pareti e delle rocce. Il viaggio continua e arriviamo alla
Monument Valley, uno dei momenti clou del nostro viaggio USA. Grazie alla
nostra Dodge 4x4 il giro sulla strada sterrata è piuttosto agevole, si tratta di
un percorso di circa 18 miglia che si snoda tra i buttes e i monoliti. I colori
sono vivaci come in un quadro di Van Gogh, le rocce di varie tonalità di
marrone, le praterie verdi e il cielo azzurro intenso con le nuvole a
'pecorelle', proprio come nelle cartoline. Il paesaggio cambia ad ogni curva, le
stesse rocce diverse a seconda dell'angolatura. Facciamo appena in tempo ad
uscire dal parco perchè arriva il maltempo che in questi giorni sembra che ci
stia rincorrendo. Usciti dal parco maciniamo miglia per essere più vicini alle
nostre mete dei prossimi gironi, arriviamo a Cortez, troviamo un classico motel
appena entrati nel paese, stanze come al solito buone.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-MonumentValley1.jpg)
18/08 - Mesa Verde - Durango (200 miglia)
Partiamo e ci dirigiamo verso Four Corners, 40 miglia a sud di Cortez,
località famosa per essere l'unico posto negli Stati Uniti dove 4 stati (New
Mexico, Utah, Arizona, Colorado) si incontrano. Com'era facilmente prevedibile
il luogo è stato trasformato in una specie di mercato a cielo aperto, dove si
pagano 3$ per entrare nel recinto potersi fotografare con un arto in ogni stato
contemporaneamente. Il programma della giornata prosegue con la visita al parco
nazionale di Mesa Verde, un sito che nel nostro piano iniziale non era
stato inserito, ma visto che abbiamo il tempo per farlo e passiamo proprio di
lì, lo abbiamo riesumato. Già poco dopo l'ingresso, il parco presenta lo
spettacolo desolante della distruzione causata da due incendi, uno nel 1996 e
l'ultimo nel 2000 che non hanno lasciato quasi nulla, il nostro percorso quindi
si snoda tra gli scheletri degli alberi che un tempo forse erano una foresta
rigogliosa e verde. Il fuoco ha risparmiato ben poco e almeno per ora la foresta
non ha intenzione di ricrescere. Il clou viene raggiunto a Cliff Palace
dove vediamo le rovine di un villaggio degli antichi indiani Anasazi scavato ed
edificato nella parete della montagna. Il sito è comodamente visibile da una
balconata posta ad un centinaio di metri, mentre per arrivare fino alle rovine è
obbligatorio aggregarsi a visite guidate dai ranger. Ma dato che il parco non ci
entusiasma molto prendiamo la strada dell'uscita e facciamo un salto a Durango,
bella cittadina in una valle molto tranquilla, peccato non avere abbastanza
tempo e voglia per addentrarci in questa vallata, deve avere dei panorami
notevoli. Per sfamare la curiosità andiamo a Dolores piccolo centro vecchio
stile western dove il tempo sembra essersi fermato.
19/08 - Cortez - Moab (300 miglia)
Oggi si punta decisamente verso nord, la tappa è Canyonlands. E' un parco
ingiustamente snobbato dal turismo, ma che possiamo comprendere visto che non è
proprio dietro l'angolo. In compenso ha vedute che forse sono superiori a quelle
del Grand Canyon. Il parco è diviso in tre parti, una (the Maze) è praticamente
irraggiungibile: scartata.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-Canyoland3.jpg)
Le altre due visitabili, the Needles, a sud e Island in
the Sky a nord non sono comunicanti tra loro e i due ingressi molto distanti uno
dall'altro. Decidiamo di farli entrambi ugualmente. Sulla strada che da Cortez
porta a Moab incontriamo l'ingresso per the Needles, 32 miglia prima del Visitor
Center, la strada si snoda in un paesaggio bellissimo in cui si alternano pareti
rocciose, canyon e praterie. Entrati nel parco vero e proprio scopriamo che è
quasi tutto visitabile in auto, Big Spring Overlook offre un bellissimo panorama
su delle rocce a fungo (gambo rosso e cappello bianco), mentre verso sud c'è un
gruppo di monti a forma di guglia a righe orizzontali bianche e rosse chiamate
House of Dolls. Lasciamo the Needles, riprendiamo la strada per Moab e dopo poco
sulla sinistra imbocchiamo la strada per Needles Overlook. Venti miglia e siamo
su uno dei panorami più spettacolari di tutto il nostro viaggio: la veduta si
allunga per miglia e miglia su monti e canyon e si vede anche parte del Colorado
River. Eh si, perché buona parte di tutta questa meraviglia è opera sua. Dall'Overlook
siamo su una parete rocciosa che cade a strapiombo sul canyon per diverse
centinaia di metri e questa volta a differenza del Grand Canyon si vede il
fondo. Riprendiamo la strada verso nord e arriviamo a Moab dove senza troppi
sbattimenti troviamo il Inca Inn Motel, piccolo ma di ottima qualità. Posiamo le
valige e si parte subito per vedere il versante nord di Canyonlands, Island in
the Sky, ingresso a 30 miglia a nord di Moab. Grand View Point offre una vista
impagabile, ma anche gli altri punti (Shaper Canyon, Buck Canyon) tutti
rigorosamente raggiungibili in auto non sono da meno. Da sopra vediamo che sulla
strada in fondo al canyon si muovono alcune macchine, vorremmo anche noi fare un
po' di safari, ma non abbiamo il tempo e neanche l'auto adatta. Vicino
all'uscita di Canyonlands c'è un altro parco molto piccolo, Dead Horse Point
(ingresso 7$ in tutto). Tramonto da capogiro sulle onde del fiume Colorado che
scorre alcune centinaia di metro sotto di noi.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-DeadHorse.jpg)
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-DeadHorse1.jpg)
20/08 - Moab - Grand Junction (150 miglia)
E' arrivato il giorno dell'ultimo parco in programma, Arches, dal quale il
nostro motel si trova a sole 2 miglia. Arches è più piccolo degli altri e si
visita tranquillamente in auto, aggiungendo alcune brevi passeggiate. Il parco
inizia con una serie di punti panoramici molto suggestivi (Park Avenue, Three
Gossips, Sheep Rock, Balanced Rock), ma per ora di Archi neanche l'ombra.
Bisogna arrivare alla Windows Section per cominciare lo spettacolo. A Turret
Arch c'è una bellissima veduta di North e South Window, due archi adiacenti
mentre poco distante vediamo Double Arch. Proseguiamo sulla strada principale
verso nord e arriviamo a Devils Garden, scegliamo il sentiero più breve per
vedere Tunnel Arch e Pine Tree Arch; è un mistero come madre natura abbia
pensato di concentrare in questo fazzoletto di terra tutti questi Archi. Abbiamo
voluto conservare l'arco più celebre per il gran finale: Delicate Arch è
talmente famoso da essere stato adottato dallo Utah quale simbolo dello stato.
Dopo un sentiero piuttosto ripido arriviamo al cospetto di questo mistero della
natura, che rimane in piedi, a dispetto di venti ed intemperie, nonostante uno
dei sostegni si sia ormai assottigliato in modo impressionante. Termina
ufficialmente qui la nostra visita ai parchi nazionali Usa, un sogno
materializzato con una maratona di 20 giorni tra le bellezze di otto stati.
Prendiamo la strada verso Denver dove ci aspetta un aereo che ci riporterà in
Italia, facciamo un po' di strada e ci fermiamo a Grand Junction, troviamo un
Motel 6, economico e con piscina, e ci rilassiamo prima del grande ritorno a
Denver di domani.
![](http://www.viaggierelax.it/immagini/viaggi/TripFabio/ParchiOvest/mini-Arches2.jpg)
21/08 - Grand Junction - Denver (250 miglia)
Oggi non ci sono parchi da visitare, inizia la fase del rientro. Lasciamo il
nostro motel di Grand Junction e imbocchiamo la Interstate 70 che attraversa le
montagne rocciose, seguiamo per buona parte il corso del fiume Colorado che da
queste parti è ancora un tranquillo fiume di montagna: è più a valle che ha
creato tutto quel casino (Canyonlands, Grand Canyon, Lake Powell ecc..). Durante
il viaggio di oggi passiamo molto vicino ad Aspen e attraversiamo Vail, due
località sciistiche molto note, che ospitano spesso gare di coppa del mondo di
sci. Sono entrambi posti molto belli e molto curati, inseriti in una natura
meravigliosa. Una vacanza da queste parti deve essere molto costosa. Arriviamo a
Denver, dove ci aspetta il nostro Motel 6, mettiamo le valige in camera e
partiamo subito per l'aeroporto per confermare il volo di ritorno e per
restituire la nostra Dodge 4x4 alla Dollar. Domani sveglia alle 4 del mattino si
torna in Italia.
P.S. Non fate mai affidamento sui taxisti, cercheranno di portarvi via più soldi
possibili e fanno promesse che non manterranno. Dopo avere riconsegnato l'auto
alla Dollar abbiamo preso un taxi per tornare al Motel 6: spesa $ 42! Il taxista
indiano ci chiede se abbiamo bisogno del taxi il giorno dopo per andare in
aeroporto e noi, chiaramente per levarci il pensiero, accettiamo e ci accordiamo
per un orario la mattina seguente. Non fatelo mai. Il taxista non si è
presentato e abbiamo dovuto cercarne un altro alle 4 del mattino rischiando di
perdere l'aereo. Sono cose che possono succedere, ma quando capitano due volte
in venti giorni
Il primo giorno abbiamo chiamato un taxi e dopo un ora non era
ancora arrivato nessuno: non avevano registrato la chiamata! Non fidatevi dei
taxista, fidatevi solo di Voi stessi. Al contrario le persone comuni vi potranno
dare una mano in diverse occasioni per trovare strade e per consigli vari, dove
mangiare, cosa vedere, ecc....
Spero vi sia piaciuto
Per info e prezzi di viaggio vai sul mio sito
www.tripfabio.com
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