Se dovessi pescare a caso, tra i ricordi del mio viaggio in Tunisia, il primo consiglio che ne salterebbe fuori, sgomitando per farsi largo tra gli altri, sarebbe senza dubbio:" non andate in Tunisia solo per il mare !".
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Certo è puramente un'opinione personale ( e spero che nessuno se la prenda ),
ma se in uno dei vostri viaggi vi siete lasciati ipnotizzare dal dolce far
niente su una candida e deserta spiaggia caraibica, o vi siete immersi nel blu
cangiante dalle mille sfumature di un'isola Greca, o se infine avete avuto la
ventura di nuotare tra pesci dai mille colori sulla vertiginosa barriera
corallina del Mar Rosso, allora, il rischio di rimanere delusi dall'inevitabile
confronto si trasformerebbe in un'inevitabile certezza. Acque sabbiose e poco
profonde, microscopiche meduse praticamente invisibili ma fortemente urticanti,
assenza di una vera e propria vita marina, senza dover aver l'obbligo di
immergersi con le bombole, tutto questo finirebbe per farvi preferire la più
tranquilla piscina del vostro villaggio, come è successo alla nostra piccola
comitiva. Ora, se non siete di indole tedesca e rifiutate l'idea di trascorrere
tutto il vostro tempo ai bordi di una piscina con un grosso boccale di birra in
mano, quando a pochi passi da voi c'è la più affascinante spiaggia mai vista (
ma non è il nostro caso ) e siete invece amanti del mare tou-curt, allora, è
forse preferibile che indirizziate altrove le vostre mete di viaggio. Certo
questo non significa che non valga la pena visitare la Tunisia , ricca com'è
di storia e tradizioni interessanti , ma senza dubbio è meglio farlo in un
periodo dell'anno dove il sole vi consenta di muovervi più agevolmente, al
riparo dal caldo eccessivo e senza essere costretti ad agognare di possedere un
condizionatore d'aria incorporato nei pantaloni. Ma sia come sia, nel fatidico
anno 2001, presagio di nuove speranze e antiche angosce per il nuovo millennio
appena aperto, dopo esserci interrogati sul fatidico "dove andiamo quest'anno?"
ci siamo ritrovati nel fantasmagorico Sol Club Selima, incastrato come
altri villaggi sulla spiaggia della località turistica di Port el-Kantaoui,
nei pressi della città di Sousse, attratti anche dalla conveniente valutazione
economica della spesa rispetto ad altre mete. Il Club non è male, anche se
l'aggettivo "fantasmagorico" sarà bene cancellarlo al volo, forse un tantino
troppo frequentato da francesi e tedeschi, notoriamente di carattere molto
aperto ( come noi italiani ) e per niente sciovinisti, i quali bontà loro hanno
praticamente monopolizzato tutti i giochi di gruppo che i ragazzi dell'equipe si
sforzavano di organizzare. Sarà che di detti giochi me ne importa quanto Carlo
in Francia, ma ai bambini che erano con noi la cosa non ha fatto certo molto
piacere. Comunque sia, considerando l'atmosfera, il mare con le meduse e
aggiungendoci il fatto che in vacanza se sto fermo per più di un giorno mi si
sviluppa una strana forma di orticaria, ho iniziato a guardarmi intorno, per
cercare di vedere e capire qualcosa di più di quella che è la Tunisia al di
fuori di un villaggio turistico. Per prima cosa mi sono recato a visitare i siti
archeologici delle antiche città romane di Dougga
e Thuburbo Majus, nel nord-ovest del
paese, poi è stata la volta della capitale Tunisi,
con i suoi mercati, le sue moschee e l'interessantissimo
museo del Bardo , dove è conservata una delle
più importanti collezioni al mondo di mosaici romani, di
Cartagine , di cui rimangono veramente solo
alcune tracce, e dell'affascinante paesino di Sidi Bou
Said che non ha nulla da invidiare ai classici paesini greci,
completamente immerso nelle sue tonalità bianche e azzurre. Per completare
infine le escursioni ce ne siamo andati, insieme ad altri temerari, a sfidare il
caldo torrido del sud in una due giorni di full-immersion, passando per
l'anfiteatro romano di El-Jem, un
colosseo in miniatura, le case troglodite di
Matamata, costruite sotto terra per proteggersi dall'arsura, per
arrivare nella cittadina di Douz,
alle porte del Sahara, dove trascorriamo la notte, non prima di esserci
avventurati per un breve tratto nel deserto a cavallo del più classico degli
animali della zona. E via di buon mattino, il giorno seguente, attraverso la
depressione dello Chott el-Jerid, che
quando piove diventa un lago salato, fino ai palmeti della mitica
Tozeur cantata da Battiato,
proseguendo poi per le Oasi di montagna e toccando sulla strada del ritorno
Kairouan, la città santa per eccellenza
dei musulmani di qui. E per finire una fugace visita della vicina città di
Sousse, raggiungibile da Port
el-Kantaoui anche a bordo di un simpatico trenino a motore.
Port
El-Kantaoui è un moderno paesino, sorto praticamente dal nulla, che ruota
intorno al suo porto turistico, alla sua spiaggia, sulla quale si sviluppa il
lungo serpentone dei villaggi a 5 stelle, ed al campo da golf a 27 buche
conosciuto a livello internazionale. E' inutile cercare la benché minima traccia
della vera anima tunisina, qui tutto è fatto a misura del turista, dai bar ai
ristoranti, alle infinite botteghe che vendono di tutto, fino al moderno centro
di divertimenti dove alcune comparse vi accoglieranno vestite con i costumi
degli antichi romani. Ma forse tutto questo fa anche parte della facciata di
modernità che il governo tunisino vuol dare di se al mondo, in uno sforzo di
modificare gli antichi costumi di un popolo da secoli legato ai dettami
islamici. Come mi è capitato di vedere a Sousse, dove in una grande
piscina tra salti e giochi d'acqua, ho visto donne completamente velate dalla
testa ai piedi correre sotto un sole terrificante dietro a bimbetti in costume,
accanto ad altre tunisine, con bikini a dir poco mozzafiato, conversare
amabilmente tra loro, tranquillamente sdraiate e a proprio agio ( chissà cosa
devono aver pensato i mariti delle prime alla vista della seconde ? ).
Molto più interessante e vera è la vicina Sousse,
una
città molto viva, terza per dimensioni, sviluppatasi grazie al turismo, ma
ancora molto legata alle antiche tradizioni. Fondata nel IX sec. a.C. come
avamposto dei Fenici, divenne in seguito un'importante centro sotto il controllo
di Cartagine, fino ad allearsi con i Romani nella terza ed ultima guerra punica
che vide la definitiva sconfitta dell'antica dominatrice. Dopo varie traversie
la ritroviamo sotto il dominio Bizantino nel VI sec. con il nome di
Justinianopolis, in onore dell'imperatore dell'epoca, fino alla definitiva
conquista araba alla fine del VII sec., periodo in cui assume l'antico nome di
Soussa, tramutato poi col tempo nell'attuale.
La
medina, con il suo intricato dedalo di stradine tortuose, i suoi mercati
colorati, le piccole moschee con i minareti finemente lavorati, da cui parte il
richiamo alla preghiera dei muezzin, è la parte più interessante della città ed
ha inizio appena dietro la piazza centrale di Place Farhat Hached, sul lato
sud-ovest, centro nevralgico e punto d'incontro di tutta Sousse. Oggi si accede
all'interno della medina da un'apertura nel perimetro delle mura provocata dalle
bombe dell'ultima guerra mondiale e mai più ricostruita, appena sulla destra è
situata la Grande Moschea, il cui accesso è interdetto ai non musulmani
salvo che per il cortile prospiciente la sala di preghiera. Una migliore veduta
si può comunque godere salendo sui contrafforti del Ribat posto di fronte. Il
Ribat, ben conservato come il Nador, la sua torre di avvistamento, è la
struttura più antica della medina e risale alla fine dell'VIII sec.; chiaramente
aveva puri scopi difensivi ed era abitato da monaci guerrieri, un po' sullo
stile dei templari cristiani. Continuando ad addentrarsi nella medina s'incontra
un altro importante monumento, tipico esempio di architettura ottomana, è la
Zaouia Zakkak, che ospita al suo interno una moschea ed una scuola coranica;
non è visitabile, ma si può ammirare dall'esterno l'elaborato e affascinante
minareto. Proseguendo per una complicata trama di stradine e vicoli chiusi, che
si intersecano e si rincorrono come a formare un disegno astratto, si arriva al
punto più alto della medina, l'antica Kasbah. Al centro spicca la
mastodontica torre quadrata Kalefh,utilizzata anticamente come avvistamento e
difesa, e trasformata oggi in un faro. Oggi in un'ala della Kasbah è ospitato il
Museo Archeologico accessibile solo da una strada esterna.
Diario di Viaggio
di Maurizio Fortunato - 2001
www.mfortunato.it
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